Di fronte al diffondersi del Coronavirus non disponiamo solamente di armi “umane”, per quanto importanti esse siano: in ottica di fede il primo, e più potente, antidoto rimane sempre la fiducia in Dio, l’Onnipotente, cui rivolgersi in preghiera per supplicare la salvezza del corpo, ma innanzitutto dell’anima. E in questi ultimi giorni, tra le pieghe del sensazionalismo e dell’effetto dei titoli più o meno allarmistici, sono state (almeno) due le iniziative pubbliche che hanno voluto dare una testimonianza in tal senso.
IL CROCIFISSO DI CASTELVECCHIO, IN TOSCANA
La prima, stando al dato temporale, in Toscana, dove il vescovo di San Miniato, Andrea Migliavacca, ha ritenuto di esporre in maniera straordinaria – negli ultimi quarant’anni ci sono stati solamente altri due casi simili, ma mai durante ben 5 giorni – il “Crocifisso di Castelvecchio” (foto a lato) nella chiesa di San Domenico in San Miniato dalle 21 del mercoledì delle Ceneri, fino a tutta la prima domenica di Quaresima, invitando con questo i fedeli alla preghiera e, se possibile, anche «raccomando l’opportunità di una visita».
Un gesto, questo, che il vescovo ha specificato essere volto a valorizzare «uno dei segni della nostra tradizione religiosa»: un simulacro ligneo del XI secolo, che si narra essere stato abbandonato in San Miniato da due viandanti e al quale, tra il 1628 e il 1631, mentre imperversava la peste, gli abitanti del luogo si rivolsero con speranza e sancirono il voto «da cui sarebbe scaturita, per volontà del vescovo Poggi, la costruzione del nuovo Santuario per custodire, onorare e venerare l’immagine del “miracoloso Crocifisso”, grazie al quale la popolazione sarebbe stata risparmiata “dall’ennesima epidemia”».
IL CROCIFISSO A CASALMAGGIORE, IN LOMBARDIA
La seconda iniziativa invece è tutt’ora in corso nella regione che, ad oggi, conta il maggior numero di casi di persone che hanno contratto il Coronavirus, la Lombardia, e nello specifico nella Diocesi di Cremona, a Casalmaggiore. Qui, nell’ingresso del Duomo di Santo Stefano, in questi giorni è stata esposta – riporta La Provincia di Cremona – «l’antica rappresentazione della crocifissione di Gesù, risalente all’anno 1676, dono alla comunità di Padre Francesco da Modena» (foto a lato), cui nei secoli passati la popolazione di era rivolta durante le alluvioni del fiume Po.
Contatto dal Timone, il parroco don Claudio Rubagotti ha dichiarato: «Il crocifisso è sempre esposto nel Duomo di Casalmaggiore, generalmente a destra. In questi giorni, sollecitato dal vicario don Arrigo Duranti, l’ho spostato al centro un po’ per segnare il tempo forte della Quaresima e un po’ perché ora che non è possibile celebrare l’Eucarestia con il popolo per via delle disposizioni contro il Coronavirus è comunque importante mettere in comunione la gente con il Signore. Oltre a fare questo, abbiamo anche spalancato le porte del Duomo, che si trova in una posizione sopraelevata, in cima a una scalinata: questo fa sì che giungendo dalle strade attorno si possa vedere il Crocifisso miracoloso, che abbiamo messo a disposizione con la sua forza, e che la gente sia così portata a entrare a pregare. E devo dire che l’affluenza è importante. Accanto al crocifisso, poi, è anche stato acceso il cero che l’Amministrazione comunale è solita offrire in dono il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, a simboleggiare che in questo momento particolare per il diffondersi del Coronavirus tutta la comunità ha bisogno di affidarsi al Signore».
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