Era il 28 aprile del 1962 quando Gianna Beretta Molla morì dopo aver scelto di non farsi curare per un tumore per timore di arrecare danno alla sua quarta figlia. Moglie, mamma e medico ha scelto il sacrificio estremo pur di dare la vita a Gianna Emanuela (foto a sinistra): un’eroismo che l’ha portata a essere la prima mamma santa dei nostri tempi. Famosa la sua frase: «Se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete – e lo esigo – il bimbo. Salvate lui».
Gianna Emanuela, a sua volta medico, è oggi in prima linea nella battaglia pro life e ogni giorno ringrazia il Signore per il dono della vita e della sua santa mamma e del suo amatissimo papà. Il Timone l’ha raggiunta in occasione dell’evento odierno #Connessiperlavita (si veda qui), che la vedrà tra i testimoni.
Gianna Emanuela, oggi sarà tra gli ospiti dell’appuntamento #Connessiperlavita. Ci può anticipare, almeno in parte, il messaggio che porterà in quella sede?
«Per prima cosa desidero esprimere la mia continua, profonda gratitudine per il dono della vita: ogni mattina, quando mi sveglio e apro gli occhi, ringrazio il Signore, la Vergine Maria che ha fatto incontrare i cuori dei miei Genitori, la mia amatissima e Santa Mamma e il mio amatissimo Papà, veramente suo degnissimo sposo, per il dono della vita, che è davvero tutto, io posso ben dirlo, non sarei qui adesso se non fossi stata amata così tanto! Il dono della vita è davvero il dono più grande, più prezioso e più sacro, che si è sempre in dovere di onorare, di rispettare e di difendere. La mia Santa Mamma ha testimoniato il bene sacro della vita sin dal concepimento; il mio santo Papà, che il Signore ha chiamato a sé il Sabato Santo di 10 anni fa, 3 aprile 2010, a quasi 98 anni di età, con la mente lucida sino all’ultimo giorno, ha testimoniato il bene sacro della vita sino all’ultimo respiro.
Vorrei poi portare un messaggio di speranza e di incoraggiamento a continuare, con fiducia e perseveranza, nonostante le tante difficoltà, a promuovere e a sostenere la difesa di ogni vita umana, a cominciare dalla più povera e indifesa rappresentata dal bambino nel grembo materno e dalla vita più fragile, con la certezza che un giorno, con l’aiuto di Dio, della Beata Vergine Maria, della mia Santa Mamma, di Papa San Giovanni Paolo II e di tutti gli altri Santi in Paradiso, la cultura della vita trionferà. Penso che la preghiera assidua sia la più importante fonte da cui attingere la forza e il sostegno di cui abbiamo bisogno, e io assicuro la mia preghiera quotidiana per tutti coloro che sono impegnati in questa grande missione».
Il mondo, a causa della pandemia Covid-19, è stato messo di fronte alla fragilità, ma nel contempo anche al valore, dell’esistenza umana. Esistenza che inizia fin dal momento del concepimento…
«Certamente il tempo che stiamo vivendo ci aiuta a riflettere ancora più profondamente sulla fragilità e sul valore dell’esistenza umana che, senza alcun dubbio, inizia fin dal momento del concepimento, concetto che era ben chiaro e radicato nella mente e nel cuore dei miei Genitori. Papà così ha testimoniato a me e ai miei fratelli riguardo alla nostra Mamma, quando io avevo solo 9 anni, parole che mi edificano e commuovono, ogni volta che le rileggo: “Le convinzioni e le idee di fondo della mamma sulla vita, da lei possedute senza ombra di dubbio e vissute con piena coerenza e testimonianza, sono il frutto della sua formazione profondamente cristiana, genuinamente evangelica, il frutto della sua profonda preparazione professionale e morale e si possono così riassumere: la vita è in se stessa il primo e insostituibile dono di Dio: primo e insostituibile perché presupposto necessario a ogni altro pur meraviglioso dono di Dio; la creatura umana è sacra perché in essa c’è Dio, c’è Gesù e ogni nostro atto per essa è un atto per Dio, per Gesù e su questi atti sarà formulato il giudizio divino all’ultimo dei nostri giorni terreni; la creatura umana è pienamente tale già dal suo concepimento e, dal concepimento, scatta per essa il pieno e inalienabile diritto alla vita, scatta per la madre il dovere che questo intoccabile diritto alla vita possa realizzarsi.
Le virtù della mamma, virtù teologali e virtù morali, fortissime in lei per tutta la sua vita di fede e di grazia, di preghiera e di sacramenti, di testimonianza cristiana e di apostolato, confluiscono e si riassumono nella sua carità e nel suo amore. E, quando le sue convinzioni e le sue idee di fondo sulla vita, la nuova vita che nutriva in seno, la sua stessa vita, chiamano la mamma alla decisione senza pari, la decisione di alternativa fra l’una o l’altra vita, la sua carità e il suo amore materno hanno già raggiunto vette che portano lei, che tanta gioia e tanto desiderio aveva di vivere, a saper donare la sua vita per la vita della sua creatura.
Così come ha insegnato Gesù: non c’è amore più grande di colui che dà la vita per la persona amata. Così come ha fatto Gesù: ha dato la sua vita per noi».
Sulla scorta dell’insegnamento di sua madre, cosa si sentirebbe di dire alle donne che si trovano a vivere il dono di una maternità non ricercata oppure difficile?
«La scelta della mia Mamma, mi ha sempre detto Papà – scelta che lui ha rispettato e condiviso sia quando la Mamma ha deciso di asportare chirurgicamente soltanto il fibroma uterino, tumore benigno diagnosticatole al termine del secondo mese della mia gravidanza, e di continuare la gravidanza, nonostante questa fosse la scelta più rischiosa per la sua vita, sia due settimane prima del parto, quando gli ha detto: “Pietro, se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete – e lo esigo – il bimbo. Salvate lui“, è stata dettata dalla sua coscienza di madre e di medico e può essere ben compresa solo alla luce della sua grande fede, della sua ferma convinzione del diritto sacro alla vita, dell’eroismo dell’amore materno e della piena fiducia nella Provvidenza.
Questa sua piena fiducia nella Divina Provvidenza ha avuto un ruolo essenziale nella sua scelta a favore della mia vita. Per lei, io avevo gli stessi diritti alla vita dei miei fratelli già nati, e sapeva bene che lei sola, in quel momento, rappresentava, per me, lo strumento della Divina Provvidenza per poter venire al mondo; per i miei fratelli, la loro educazione e la loro crescita, faceva pieno affidamento sulla Provvidenza attraverso Papà e altri familiari. Davvero mi ha donato la vita due volte: quando mi ha concepito, e quando mi ha permesso di venire alla luce, decidendo per la mia vita.
Alle donne che si trovano a vivere il dono di una maternità non ricercata oppure difficile, mi sento di dire, per prima cosa, che prego per loro; poi, che non sono sole, che ci sono persone disposte a sostenerle e ad aiutarle nella loro scelta a favore della vita, a voler loro bene, e anche al loro prezioso bambino: la Saint Gianna’s Maternity Home a Minto, in Nord Dakota, Stati Uniti d’America, dove mi trovo ora, ne è un bellissimo esempio. Incoraggerei queste donne ad avere la stessa piena fiducia nella Divina Provvidenza che aveva la mia Santa Mamma, ad essere certe che Dio provvederà anche al loro bambino, se loro non potranno, come provvede a ciascuno di noi. La scelta a favore della vita penso possa dare quella pace del cuore, vera e duratura, che niente e nessuno potrà mai toglierci».
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