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«Con umiltà, ma la verità va difesa. “Ultracattolico” per questo? Ne sono onorato»
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16 Dicembre 2022

«Con umiltà, ma la verità va difesa. “Ultracattolico” per questo? Ne sono onorato»

Quella che sembra un’inarrestabile deriva antropologica e culturale, basata sulla diffusione di un “pensiero unico” che ha uno dei suoi massimi criteri di espressione nei capisaldi del gender, è ciò di cui si occupa l’ex senatore Simone Pillon nel suo ultimo libro Manuale di resistenza al pensiero unico. Dal gender al transumanesimo. Abbiamo voluto raggiungere l’autore – che è tra gli “ultracattolici” immortalati sulla prima pagina dell’ultimo numero del Timone – per saperne di più.

Il Timone di dicembre ha dedicato la copertina agli ultracattolici, termine abusato in occasione dell’elezione di Lorenzo Fontana a presidente della Camera e affibbiato anche ad altri esponenti politici che si dicono cattolici. Lei si sente “ultracattolico”?

«Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia cristiana, ma verso i vent’anni ho messo in discussione la fede che avevo ricevuto dai miei. Ho vissuto un periodo di bohème, da studente fuori sede, e ne ho combinate di tutti i colori. Poi una sera di giugno del 1995, dopo un festino studentesco, mi son trovato solo a meditare sul senso della vita. Nulla aveva più senso, e nulla più aveva attrattiva. É stato in quel momento che ho compreso: la fede non è un mucchio di prescrizioni o di leggi da rispettare, ma è la scoperta di quanto siamo immensamente e teneramente amati dal nostro Creatore, anche quando sbagliamo. Questa scoperta, e questa consapevolezza sono diventate il motore, il senso della mia vita, e da quel giorno è nato nel mio cuore il desiderio di rispondere a così tanto amore. Non è sempre rose e fiori, e ogni giorno rischio di piantare tutto e tornare alla vecchia vita, ma il Signore è buono con me, e mi aspetta sempre. Credo però che si faccia una grande confusione tra fede e morale. Io non mi sento migliore di nessuno, anzi, ho la piena consapevolezza di essere molto peggio di tanti altri. Ma il cattolicesimo non è un moralismo, un comportarsi bene. Il cattolicesimo è una buona notizia: esiste la vita dopo la morte, e il nostro Papà ci aspetta a braccia aperte per una vita piena di gioia. Il Paradiso esiste, e comincia già in questa vita. Anche l’inferno del non senso, della non-speranza comincia qui. Io ci sono passato. La conversione non è un fatto privato, ma ha necessariamente importanti riflessi nella nostra vita sociale, relazionale e anche nella vita politica. Non significa giudicare o porsi sopra gli altri, ma al contrario difendere la verità con umiltà e mettersi al servizio. Se questo è essere “ultracattolici”, allora sono felice di esserlo».

Lei ha dedicato un libro di resistenza a quella che ritiene essere una ideologia, ossia il gender. Cosa risponde a chi invece pensa che la transizione di genere sia un atto di amore nei confronti di chi è affetto da disforia di genere?

«Il Gender è un distillato di pensiero ideologico che essenzialmente nega Dio e la creazione, e tenta di spingere l’umanità ad autocrearsi, cancellando il “maschio e femmina li creò” delle origini. Tolta di mezzo l’identità sessuale si elimina la famiglia, visto che tutto diventa famiglia e dunque nulla più è famiglia. Obliterate le relazioni di base, le persone si trasformano in individui isolati, e la società si trasforma, da “famiglia di famiglie” a mucchio indistinto di monadi. Non esistono padri, madri, mariti, mogli, fratelli, sorelle, nonni, zii. L’uomo è solo, chiuso in una stanza, collegato permanentemente al suo smartphone con cui compra, vende, chatta, fa perfino sesso virtuale. Questa ideologia terribile colpisce principalmente i nostri figli, i bambini e i ragazzi, che vengono indotti a credere di poter scegliere tutto, perfino la loro identità sessuale. I casi di disforia di genere crescono esponenzialmente, e sui minori vengono praticati crudeli esperimenti con terapie ormonali e chirurgie demolitorie dei genitali. A me pare una follia, e grazie al Cielo in Gran Bretagna, Svezia e Canada, dopo lo scandalo della clinica londinese Tavistock and Portman, i medici stanno cambiando approccio. In Italia invece ancora si propone la terapia affermativa come unica soluzione, condannando bambini e ragazzi alla mutilazione fisica e psicologica. Fermare tutto questo è un doveroso atto di amore».

Perché ritiene che dal punto di vista educativo portare il gender a scuola sia un problema per i piccoli?

«Oltre alle transizioni precoci, uno dei postulati del Gender è quello di indottrinare i bambini fin da piccolissimi a credere che l’identità sessuale non esista, e che ciascuno possa essere liberamente ciò che vuole. Dalle favole gender, con la fatina trans o con la “principessa col pisello” fino agli spettacoli di drag queen alle elementari e poi via via con lezioni Lgbt nelle scuole secondarie l’aggressività e la pervasività dell’ideologia non conoscono limiti, corroborate da un robusto apporto mediatico. La legge, la Costituzione e la Dichiarazione universale dei diritti umani dicono chiaramente che l’educazione dei bambini spetta ai genitori, ma a nessuno importa più. É necessario invece restituire a mamma e papà il prezioso compito educativo dei loro figli, offrendo loro un antidoto alle ideologie che certamente incontreranno».

E se delle famiglie sono favorevoli a questo tipo di educazione cosa possono fare le famiglie che invece pensano il contrario?

«Nel libro cerco di offrire alcune proposte di contro-strategia: la prima è quella di stare uniti, di associarsi, di costituire comitati, associazioni, di partecipare ai consigli di classe e di istituto, a farsi parte attiva. La voce delle famiglie deve levarsi alta, come diceva san Giovanni Paolo II: famiglia, diventa ciò che sei. É poi utile studiare, prepararsi, conoscere il pericolo e le sue debolezze. Certo dobbiamo tornare a passare tempo coi nostri figli, e dobbiamo poter offrire loro un modello di vita buono e luminoso, che sappia naturalmente mostrarsi ben più sensato delle tenebre che affrontano ogni giorno. Da ultimo, ma non certo per importanza, credo serva anche tanta, tanta preghiera. Il buon Dio non farà mancare il Suo aiuto ai Suoi figli che glielo chiedono» (Fonte foto: Imagoeconomica)

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