Dal 7 al 9 settembre si è riunita in Vaticano la IX assemblea plenaria della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori che, su richiesta di Papa Francesco, ha dedicato – si legge nel comunicato diffuso dalla stessa Commissione e ripreso da AciStampa – «ha posto l’enfasi sull’importanza fondamentale dell’ascolto di coloro i quali hanno sofferto di abusi, per far sì che le loro storie indirizzino la risposta della Chiesa a favore della protezione della salvaguardia dei minori».
In queste ultime settimane la Chiesa è stata pesantemente scossa dalle rivelazioni di monsignor Viganò anche rispetto alla (pervasiva e potente) lobby gay, che conterebbe rappresentati fin nei massimi vertici gerarchici. Questa situazione, unita al doloroso tema degli abusi sui minori (sempre di questa estate è la pubblicazione del Rapporto del Gran giurì della Pennsylvania e non vanno dimenticate le parole pronunciate sul tema dal pontefice a Dublino), dimostra come sia sempre più urgente fare luce e comminare le giuste sanzioni, oltre a definire criteri chiari di selezioni per coloro che intendono mettersi al servizio di Dio con il sacerdozio e definire stringenti forme di controllo.
«È importante per la Chiesa rispondere in modo rapido e corretto ogni volta che si presenta una situazione di abuso», ha affermato il presidente della Commissione cardinale Sean Patrick O’Malley, secondo quanto riporta Crux. Anzi, ha proseguito il cardinale di Boston, «se la Chiesa non fosse in grado di rispondere con tutto il cuore e farne una priorità, tutte le altre nostre attività di evangelizzazione, opere di misericordia, educazione, ne risentiranno. Questa deve essere la priorità su cui ci concentriamo adesso».
Ad ogni modo, il compito su cui la Commissione intende innanzitutto concentrarsi non è tanto quello di indagare nel dettaglio i singoli abusi sui minori, per i quali l’iter rimane quello consolidato che dal livello locale porta al processo canonico presso la Congregazione della Dottrina della Fede, bensì quello di proporre vie percorribili di prevenzione al fenomeno, rimettendo al centro la tutela dei bambini e dei ragazzi, per far sì che gli scandali del passato più o meno recente non abbiano più a verificarsi. «Un’oncia di prevenzione», ha chiosato O’Malley, «vale un chilo di cura. Il nostro lavoro riguarda la prevenzione e il tentativo di rendere la Chiesa il posto più sicuro possibile per i nostri bambini e per gli adulti vulnerabili».
Sul tema degli abusi si è espresso anche il gesuita Hans Zollner, a sua volta membro della Commissione nonché direttore del Centro per la protezione dell’infanzia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, il quale ha detto che occorre tornare a pensare alle normali attività svolte da bambini e ragazzi come un tempo in cui essi sono al sicuro, protetti. Nell’ambito dell’istituzione ecclesiastica questo si traduce anche, ha dichiarato il prelato a Katholisch.de, nella necessità di stabilire «chiare linee guida e definizioni di responsabilità, violazioni delle norme e relative sanzioni, trasparenza nelle procedure legali e amministrative e formazione continua in materia di intervento e prevenzione». Servono, in sintesi, una maggiore consapevolezza unita alla «volontà sincera di affrontare i problemi apertamente», senza paura dei giudizi altrui e senza cadere nella trappola – fortemente alimentata anche dalle tante voci avverse alla Chiesa – di una «sovra-identificazione con l’istituzione».
L’indirizzo di lavoro appare dunque chiaro. Intanto per la Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori si aprono mesi densi di eventi, durante i quali si cercherà anche di rafforzare i rapporti con altre strutture della Santa Sede, nell’ottica di offrire un aiuto quanto più puntuale a Papa Francesco sul tema degli abusi sui minori.
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