Il Corriere della Sera ha lanciato in questi giorni uno scoop: il ritrovamento di una lettera di un sacerdote al papa Pio XII, nella quale si denuncia lo sterminio degli ebrei. La tesi è chiara: se il papa sapeva e non ha parlato, allora è colpevole.
Al di là della facile presa, e della altrettanto facile ciurlata nel manico di una vecchia leggenda nera, è chiaro che vuole gettare la solita nebbia davanti a fatti ormai noti: papa Pio XII certamente sapeva e parlò contro il nazismo (più volte), ma cercando, nello stesso tempo, di mantenere in piedi una duplice operazione: segretamente stava salvando migliaia di ebrei e nello stesso tempo cercava di adoperarsi per destituire il tiranno tedesco.
Il Pontefice, solitamente ritratto come un timido diplomatico, in realtà coordinò un’intera rete spionistica per organizzare un golpe ai danni del dittatore nazista. Un’operazione segreta degna della trama di un film di spionaggio, che ebbe il suo centro negoziale proprio in Vaticano.
Quando Pio XII divenne Papa nel 1939, Hitler e il Partito Nazista avevano già preso il controllo della Germania. Il Pontefice era profondamente preoccupato per le azioni della Germania, in particolare per il trattamento riservato agli ebrei. Così, di nascosto, costruì una rete segreta di agenti oltre la cortina di ferro. Pio XII mise in piedi una rete di spionaggio per tenere sotto controllo gli sviluppi in Germania e cercare potenziali oppositori di Hitler. Inviò sacerdoti e vescovi tedeschi in Germania per raccogliere informazioni. Alcuni, come il Cardinale von Preysing di Berlino, divennero importanti centri di una rete di spionaggio che raccoglieva informazioni sui piani nazisti e le trasmetteva in Vaticano.
Il Papa cercò anche potenziali alleati per organizzare un golpe. Si rivolse ad alti ufficiali dell’esercito come il generale Ludwig Beck, capo di stato maggiore dell’esercito, e al conte Claus von Stauffenberg, nella speranza che si unissero alla resistenza contro Hitler. Pio XII offrì anche rifugio in Vaticano e protezione a chi si fosse unito al complotto.
Il sito web ebraico “The Jewish Week” ha scritto: «Papa Pacelli costruì e diresse una rete di comunicazione intricata e segreta. Poche o niente lettere scritte. Telegrammi cifrati e conversazioni personali in luoghi sicuri. Un movimento di resistenza vasto, diffuso e segreto, pronto a mobilitare sindacati e società civile appena il tiranno (Hitler) sarebbe caduto. Lavorò fino all’ultimo minuto del periodo bellico per far firmare una pace separata tra la Germania post Hitler e gli Alleati». Una recensione al più famoso testo che ha attinto a fonti documentate e che appunto ha proposto la tesi di Pio XII come segreto oppositore a Htiler, si tratta di “Le spie del Vaticano- La guerra segreta di Pio XII contro Hitler”, edito in Italia da Mondadori e scritto dallo storico americano Mark Riebling, tra i fondatori del Center for Tactical Counterterrorism, nonché firma eccellente del New York Times, del Wall Street Journal.
Gran parte di questa storia, raccontava a Zenit il padre gesuita Peter Gumpel, grande conoscitore della figura di Pio XII e deceduto nell’ottobre 2022 a 98 anni, «è contenuta nella ‘Positio’ scritta per la causa di beatificazione del Pontefice». Per padre Gumpel è incomprensibile come per tanti anni giornali e libri abbiano continuato ad accusare Pio XII di connivenze con Hitler. Forse anche per il Corriere non deve essere tanto comprensibile la necessità di raccontare come stanno davvero tutte le cose. (Immagine Wikipedia)
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