Con grande enfasi sta girando in tutto il mondo la notizia che, grazie a un potentissimo telescopio che scruta il cosmo dal Polo Sud, la scienza ha finalmente scoperto le tracce "fossili" del Big Bang da cui tutto ha avuto inizio, confermando quanto fino a oggi è stato supposto.
Ma chi aveva supposto tutto ciò un secolo fa – ricorda opportunamente Enzo Pennetta – è stato l'astronomo e fisico belga George Lemaître (1894-1966), padre gesuita. Che subito venne però deriso da Albert Einstein, il quale bollò come "abominevole" quella sua ipotesi giudicandola troppo simile al racconto biblico del Genesi.
Nessuno ricorda infatti che fu proprio padre Lemaître a ideare per primo quella teoria poi di enorme successo nota come Big Bang che oggi in buona sostanza si vorrebbe invece far passare come l'ipotesi fredda e razionale di una origine del cosmo laica e indipendente da ogni prospettiva religiosa.
Eppure padre Lemaître poté ipotizzare il Big Bang solo dentro una prospettiva seriamente religiosa, pur osservando con grande scrupolo tutte le dovute e giuste differenze che esistono tra il piano della scienza e il piano della fede.
Il Big Bang, infatti, è tutto sommato l'idea di un Grande Inizio: di un "Grande Interruttore" che dal nulla a un certo punto accende all'essere l'universo intero, ma che – persino la logica lo chiede – per essere attivato ha bisogno di un "Grande Dito" , ontologicamente precedente il nulla cosmico , che quell'Interruttore decida di schiacciarlo…