Pubblichiamo una nostra traduzione dell’omelia tenuta dall’arcivescovo di Parigi, Michel Aupetit, durante la celebrazione della prima Messa, sabato scorso, all’interno di Notre-Dame dopo il tragico rogo del 15 aprile:
«Dedicazione proviene da dedicatio che significa consacrazione. La dedicazione è la consacrazione di una chiesa al culto divino. Ciò che celebriamo ogni anno con la dedicazione è il motivo profondo per cui è stata costruita la Cattedrale di Notre Dame: mostrare lo slancio dell’uomo verso Dio.
La cattedrale nasce dalla fede dei nostri antenati. Essa dimostra la fiducia nella bontà di Cristo, nel suo amore più forte dell’odio, nella vita più forte della morte, così come la tenerezza dei nostri progenitori per la Vergine Maria, sua madre, che ci ha affidato come il suo bene più prezioso prima di morire sulla croce.
Questa cattedrale è nata della speranza cristiana che vede ben al di là di una piccola vita centrata su di sé per entrare in un progetto magnifico al servizio di tutti, proiettandosi ben oltre una singola generazione.
Essa nasce anche dalla carità, poiché aperta a tutti, è il rifugio dei poveri e degli esclusi che hanno trovato lì la loro protezione. Inoltre, l’Hôtel-Dieu, che è stato sempre associato alla cattedrale, era il segno di questa accoglienza incondizionata dei poveri e degli ammalati.
Ci vergogniamo della fede dei nostri antenati? Ci vergogniamo di Cristo?
Sì, questa cattedrale è un luogo di culto, è questa la sua finalità propria e unica. Non ci sono turisti a Notre-Dame, perché questo termine è spesso peggiorativo e non fa onore a questo mistero che spinge l’umanità a venire a cercare un al di là di se stesso. Questo bene culturale, questa ricchezza spirituale, non può essere ridotto a un bene patrimoniale. Questa cattedrale, opera comune al servizio di tutti, è solo il riflesso delle pietre viventi che sono tutti coloro che vi entrano.
L’ignoranza o l’ideologia possono veramente separare la cultura dal culto? L’etimologia stessa mostra il forte legame che esiste tra i due. Lo dico con forza: una cultura senza culto diventa un’incultura. Tutto ciò che è culturale e artistico lo è in funzione e a ragione di una Trascendenza. Vediamo l’abissale ignoranza religiosa dei nostri contemporanei, a causa dell’esclusione del concetto divino e del nome di Dio dalla sfera pubblica, invocando un secolarismo che esclude qualsiasi dimensione spirituale visibile.
Come ogni edificio, la cattedrale include una pietra angolare che porta l’intero edificio. Questa pietra angolare è Cristo. Se togliamo questa pietra, questa cattedrale crollerebbe. Sarebbe un guscio vuoto, uno scrigno senza gioielli, uno scheletro senza vita, un corpo senza anima.
La cattedrale è il frutto del genio umano, è il capolavoro dell’uomo.
La persona umana è il frutto del genio divino. È il capolavoro di Dio.
Quando i due si uniscono nella persona di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, l’Alleanza tra il trascendente e l’immanente (Cielo e Terra) è veramente compiuta. È qui e ora, in questa cattedrale, in ciascuna delle nostre celebrazioni eucaristiche, che si realizza questa alleanza, quando la carne di Cristo condivisa per tutti ci apre alla vita eterna.
Non è sufficiente dire che siamo felici di celebrare questa Messa per rendere a Dio ciò che è di Dio, e per l’uomo la sua sublime vocazione».
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