Per mancanza di fondi, il quotidiano cattolico fondato da Mario Adinolfi diventerà solo online. L'Espresso, come al solito livoroso, acido, forse invidioso, sputa su una storia certamente particolare e curiosa. Non sempre condivisibile e perfettamente lineare, forse per certi versi contradditoria, ma a dirla così sembra esattamente la storia umana di tutti noi.
No, non stiamo facendo pubblicità postuma alla "concorrenza", né dispensiamo pacche sulle spalle non richieste, né ancora facciamo come quelli che piangono lacrime di coccodrillo secondo la stucchevole retorica del peana "un giornale che chiude è una sconfitta per tutti". Quando infatti un giornale è brutto, o cattivo, se chiude è meglio. Ma La Croce è stato, e in parte ancora è, un tentativo paradossale di gettare un sasso nello stagno, di spaiare i conti, di provarla nuova. Il solo fatto che di una cosa comunque benedettamente cattolica, che certo male non ne ha fatto, anzi, si parli ancora così è un segno positivo. Comunque.
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