di Riccardo Cascioli
La strategia è chiara: far passare quanti difendono la dottrina tradizionale della Chiesa in fatto di famiglia e matrimonio – vescovi, cardinali, teologi – come “nemici del Papa”, che tramano nell’ombra con strategie senza precedenti, come addirittura un libro in cui riaffermano la validità della visione della Chiesa contro i tentativi di trasformarla in qualcosa di simile a una denominazione protestante. Loschi figuri che vogliono discutere pubblicamente di cose di cui si dovrebbe parlare soltanto durante il Sinodo, e che impongono una discussione soltanto sulla comunione ai divorziati risposati quando il Sinodo dovrebbe occuparsi di tante altre sfide che riguardano la famiglia.
Ieri avevamo già commentato l’editoriale sul Corriere della Sera di Alberto Melloni, (clicca qui) ma il Corriere insiste, stavolta con Massimo Franco, che cerca di ricostruire ancora più precisamente questo clima da congiura di palazzo contro lo spirito innovatore di papa Francesco. E a dare man forte ci pensa anche La Stampa, che addebita ai cardinali “conservatori” un clima da guerra da cui ovviamente il cardinale Walter Kasper rifugge, lui – si confessa a Vatican Insider – ha posto solo delle questioni, peraltro «in accordo con il Papa»: nessuna volontà di cambiare la dottrina, ci mancherebbe, ma solo domande su come aiutare persone e coppie nei casi complessi.
Ovviamente, ieri giornali, radio, tg ripetevano la parola d’ordine: cardinali escono allo scoperto contro il Papa, e via di questo passo.
Come abbiamo spiegato ieri, la realtà è ben diversa. Ma non solo non c’è alcun attacco al Papa – casomai c’è il tentativo di Melloni e soci di arruolarlo – ma tutta la ricostruzione del dibattito pre-sinodale è palesemente mistificatoria, tesa a dividere i padri sinodali tra una parte cattiva e mentalmente chiusa (i difensori della dottrina, diventata ormai una parolaccia) e una tutta dedita alla misericordia, dentro e fuori la Chiesa. Si ripropone il vecchio schema del Concilio Vaticano II.
Basta però avere un minimo di memoria storica per ricordare che a scatenare un’offensiva sulla comunione ai divorziati risposati e a farlo diventare tema unico del Sinodo sono stati invece proprio Kasper e soci, tanto che questa testata a un certo punto ha sentito il bisogno di proporre una serie di articoli per spiegare continente per continente le vere sfide che la Chiesa deve affrontare in fatto di famiglia. Altro che divorziati risposati, un problema che comunque riguarda una piccola minoranza nei soli paesi occidentali.
Ricordiamo allora brevemente come sono andate le cose. Quando papa Francesco all’inizio di ottobre 2013, ha annunciato il doppio Sinodo (straordinario e ordinario) dedicato alla famiglia, è stato come se il trombettiere avesse suonato la carica: immediatamente esplode il caso della diocesi di Friburgo, dove l’allora arcivescovo nonché presidente della Conferenza episcopale tedesca, Robert Zoellitsch, difende un vademecum preparato dalla sua diocesi per accompagnare il cammino spirituale di separati, divorziati e divorziati risposati in cui è previsto un percorso per i divorziati risposati che li porti a riaccostarsi alla Comunione.
Immediata la reazione della Santa Sede: il portavoce padre Federico Lombardi parla di «fuga in avanti» e dice che non c’è alcun cambiamento nella posizione della Chiesa sui divorziati risposati. In Germania la situazione è calda, allora l’Osservatore Romano pubblica il 22 ottobre un intervento – originalmente pubblicato in tedesco alcuni mesi prima – del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Gerhard Ludwig Müller, che spiega come il dibattito non significhi che tutto possa essere messo in discussione e che non si può trasformare la misericordia in una sua caricatura. Intervengono allora – con interviste ai giornali – l’appena nominato segretario del Sinodo, Bruno Forte, e il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Vincenzo Paglia, ad affermare che al Sinodo «si parlerà di tutto» e che non possono esserci delle pregiudiziali dottrinali.
È con la pubblicazione del Questionario distribuito a tutte le conferenze episcopali che però si aprono le cataratte. I giornali di tutto il mondo titolano sui cambiamenti dottrinali in materia di famiglia che ormai sono ineluttabili per la Chiesa cattolica. In realtà il questionario riguarda tutti gli aspetti possibili che riguardano la famiglia ed è preceduto da un documento introduttivo che fissa dei paletti dottrinali ben precisi alla discussione. Catechismo della Chiesa cattolica, esortazione apostolica Familiaris Consortio ed enciclica Humanae Vitae – che tanti episcopati non hanno ancora digerito – sono indicate come fonti di sicuro riferimento.
Ma è come se non fosse stato scritto: a dare materiale ai giornali ci pensano (siamo intorno al 10 novembre) anche il cardinale austriaco Christoph Schoenborn e il cardinale tedesco Reinhard Marx. Il primo, al termine dei lavori della Conferenza episcopale austriaca afferma che «sul Sinodo ogni questione è aperta»; il secondo attacca invece direttamente Müller affermando che il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Chiesa «non può bloccare la discussione» sui divorziati risposati. E a conferma che il problema non è solo pastorale, ma dottrinale, Marx aggiunge che un gran numero di fedeli non può del tutto comprendere «che una seconda unione non è accettata dalla Chiesa». E a dare seguito a questa affermazione arrivava anche il rifiuto dell’arcivescovo Zollitsch di bloccare le linee guida per la comunione ai divorziati risposati. E anche altri vescovi tedeschi intervengono sulla stessa linea.
Müller replica all’inizio di dicembre, parlando con un giornale tedesco, negando che abbia intenzione di chiudere il dibattito. Ma, dice, «l'insegnamento di Cristo e della Chiesa non possono essere oggetto di discussione». E questo perché «il credo religioso non deve essere confuso con un programma di partito, che può essere sviluppato a seconda dei desideri degli appartenenti a quello stesso partito». La responsabilità pastorale, infatti, «deve basarsi sulla dottrina».
Concetti molto semplici, nessuna “guerra” ma difesa di una posizione pesantemente attaccata. Ed è a questo punto che entra in scena anche il cardinale Walter Kasper che all’inizio di dicembre viene intervistato dal settimanale Die Zeit e si dice quasi certo che entro breve tempo le persone divorziate e risposate potranno accedere ai sacramenti. Kasper ribadisce la necessità di «riforme, modifiche e aperture» su certi temi e ha sottolineato che i divorziati risposati devono avere la possibilità di «partecipare pienamente alla vita ecclesiastica». E questo perché «ciò che è possibile a Dio, cioè il perdono, deve valere anche per la Chiesa». Contrariamente a quel che si vuol fare credere oggi, è evidente che la posizione di Kasper e compagnia non ha una prospettiva soltanto pastorale, ma punta diretta al cambiamento della dottrina.
Müller peraltro diventa un bersaglio costante, c’è un sistematico tentativo di screditarlo che raggiunge il vertice nell’intervento di un altro cardinale, l’honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, che addirittura in una intervista a un giornale tedesco in gennaio sembra prendersi gioco del prefetto dell’ex santo Uffizio: «Penso di capirlo – dice Maradiaga -. È un tedesco, si deve dirlo, è anzitutto un professore di teologia tedesco, nella sua mentalità c'è solo il vero e il falso. Però io dico: fratello mio, il mondo non è così, tu dovresti essere un po' flessibile, quando ascolti altre voci. E quindi non solo ascoltare e dire no».
Tra gennaio e febbraio inoltre cominciano ad arrivare i questionari dalle varie Chiese locali: nelle intenzioni del Papa sarebbero dovuti restare riservati, e invece gli episcopati di Germania, Svizzera, Austria – fortemente schierati per la comunione ai divorziati risposati – fanno trapelare le risposte che vanno ovviamente in quella direzione. L’obiettivo è chiaro: appellarsi ai questionari per chiedere il cambiamento della dottrina su famiglia e omosessualità. Ed è chiara anche la richiesta di superare la Humanae Vitae, quasi l’enciclica di Paolo VI fosse stata un brutto incidente di percorso.
Finora, a contrastare questa offensiva che gode del grande sostegno della stampa laicista di tutto il mondo, è il solo Müller, peraltro soltanto con gli interventi citati. Qualcosa cambia con il Concistoro del 21 e 22 febbraio, dedicato alla famiglia, nel quale la relazione principale viene dal Papa affidata proprio al cardinale Kasper. Qualcuno la legge come una scelta di campo, ma c'è da dubitarne visto che questo è il Concistoro in cui viene consegnata la porpora cardinalizia a Müller, appena riconfermato alla guida della Congregazione per la Dottrina della Fede.
La relazione di Kasper che, nella parte finale, apre alla possibilità della comunione per i divorziati risposati suscita dure reazioni da parte di altri cardinali e – per quello che è dato sapere – la discussione è stata molto animata. Il fatto che la relazione di Kasper diventi pubblica – è anche stata messa in commercio – fa sì che escano allo scoperto anche alcuni dei suoi critici. Così ecco il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna – uno dei “cattivi” che secondo Corriere e Stampa manovra contro il Papa – spiegare in una lunga intervista al Foglio tutti i punti di disaccordo. Altri cardinali a questo punto intervengono nella critica a Kasper. Alla fine, il libro di cui tanto si parla in questi giorni – Permanere nella verità di Cristo, editrice Cantagalli –, che sarebbe un’operazione editoriale senza precedenti, è la raccolta dei loro interventi sull’argomento, altro che macchinazione anti-Papa.
Peraltro non è che si fermi l’offensiva pro-Kasper. E il 21 marzo sull’argomento interviene colui che è stato nominato segretario generale del Sinodo, il neo-cardinale Lorenzo Baldisseri, che mette in soffitta la Familiaris Consortio e sostiene la necessità di «attualizzare la dottrina» in materia di famiglia. Anche perché, spiegherà in aprile al mensile Jesus, non esiste un solo modello di famiglia.
Si va avanti così fino ad oggi, ed ecco la nuova strategia: si rovescia la realtà e si fa credere che Müller e Caffarra abbiano dichiarato guerra al Papa; e Kasper, nell’intervista di ieri a Vatican Insider, si presenta come un agnellino che i lupi vorrebbero sbranare.
Un anno fa dicevano che non si doveva bloccare il dibattito, ora cercano di chiudere la bocca a chi non si allinea al loro progressismo. E possiamo stare tranquilli che da qui al 5 ottobre, quando il Sinodo inizierà, ne vedremo ancora delle belle.