lunedì 25 novembre 2024
  • 0
Caterina da Siena: inebriamoci del sangue di Cristo, le cose amare ci sembreranno dolci
NEWS 13 Aprile 2017    

Caterina da Siena: inebriamoci del sangue di Cristo, le cose amare ci sembreranno dolci

Santa Caterina da Siena, Lettera 25. A fra Tommaso della Fonte, domenicano*

 

Nel nome di Gesù Cristo crocifisso e della dolce Maria.

Carissimo padre in Cristo, dolce Gesù. Io, Caterina, serva dei servi di Gesù Cristo, ti scrivo nel suo prezioso sangue, desiderosa di vederti immerso nel sangue di Gesù crocifisso.

Il suo sangue ci riempie di gioia, ci rende forti, dà calore ed illumina la nostra anima con la luce della Verità; non possiamo quindi cadere nella menzogna.

Sangue, che fortifichi la nostra anima e ci liberi da quella fragilità che deriva dal timore della pena, il quale a sua volta viene dall'assenza della luce della Verità!

Per questo la nostra anima è forte, perché nel Sangue siamo stati illuminati dalla Verità. Abbiamo visto e conosciuto con l'occhio dell'intelletto che Dio, la Verità, ci ha creato, a gloria e lode del suo nome, per donarci la vita eterna.

Chi ci rivela che egli ci ha creato per questo fine? Il sangue dell'immacolato Agnello. Il Sangue ci rivela che ogni cosa che Dio ci dona, favorevole e sfavorevole, gioia e dolore, disonore e offese subite, scherni e ingiurie, infamia e maldicenze contro di noi, ogni cosa Dio ci dona con fuoco d'amore: per compiere in noi la dolce Verità, quella per la quale siamo stati creati.

Chi ce lo rivela? Il Sangue.

Infatti, se Dio avesse voluto da noi un'altra cosa non ci avrebbe donato il Figlio, e il Figlio la vita.

Quando con l'occhio dell'intelletto conosciamo questa Verità, subito otteniamo la fortezza che ci rende forti per portare ogni cosa e soffrire per amore di Gesù crocifisso. Non solo la nostra anima non diventa tiepida, ma si riscalda con il fuoco dell'amore di Dio: allora, nutriamo odio verso il peccato e siamo resi capaci di rinunciare a noi stessi.

Un po' alla volta, diventiamo simili ad un ebbro: come l'ubriaco, infatti, perde il proprio sentire e altro non vede che il sentire del vino, tanto che tutta la sua vita vi è immersa, così la nostra anima, piena di gioia per il sangue di Gesù, perde il proprio sentire, è libera dall'attaccamento alle cose sensibili e dal timore della pena – dove non c'è attaccamento alle cose sensibili, non c'è timore della pena – e gioisce nelle sofferenze.

Non ci vogliamo gloriare d'altro che della croce di Gesù crocifisso. Questa è la nostra gloria!

Tutte le potenze della nostra anima vi sono impegnate.

La memoria si riempie del Sangue che riceve in dono: nel Sangue comprendiamo l'amore di Dio che caccia via l'amor proprio; è amore il disonore e la morte, è pena l’onore e la vita.

Come la memoria si riempie? Con le mani dell'affetto e del vero desiderio di Dio. Questo affetto e amore proviene dalla luce dell'intelletto, con la quale abbiamo conosciuto la Verità e la dolce volontà di Dio.

Ora, padre carissimo, io voglio che così dolcemente ci inebriamo di Sangue e ci immergiamo nel Sangue. Allora, le cose amare ci sembreranno dolci, i grandi pesi leggeri. E dalle spine e dal dolore coglieremo la rosa, pace e serenità.

Resta nel santo e dolce amore di Dio.

Gesù dolce, Gesù amore.

*Fra Tommaso della fonte, cugino di Caterina, più grande di lei di 10 anni, educato nella casa dei Benincasa, è entrato nell'ordine di san Domenico ed è stato il suo primo confessore dal 1359 al 1374. Uomo di grande virtù, morirà santamente nel convento di Siena il 22 agosto del 1390. A lui sono indirizzate cinque lettere: oltre alla presente, la 41, la 98, la 139 che la 283. Riceve questa presente lettera mentre si trova a San Quirico d'Orcia.