«Tutti nasciamo come degli originali, ma molti di noi muoiono come fotocopie». È certamente la massima più bella e universalmente conosciuta coniata da Carlo Acutis, proclamato beato nella “sua” Assisi un anno fa, il 10 ottobre 2020. Come è anche sua la stupenda espressione: «L’Eucaristia è l’autostrada per il Paradiso».
Carlo, morto quindicenne nel 2006 a causa di una leucemia fulminante, ci ha lasciato un certo numero di brevissimi scritti, quasi degli appunti, che sono stati ora raccolti in volume insieme con le numerose frasi da lui pronunciate in vita e rimaste nella memoria di chi lo ha incontrato. Le sue massime, le sue frasi, ricche di sapienza, sono lapidarie, penetranti e incisive, molto efficaci: autentiche “perle” che rappresentano preziosi spunti di meditazione. Tutti coloro che hanno conosciuto di persona il giovane Acutis le hanno ricordate e citate nel corso del processo di beatificazione, come una testimonianza certa delle sue virtù eroiche.
Tra questi “testimoni” c’è anche il domenicano e teologo Giorgio Maria Carbone, che ha curato la raccolta, offrendone anche un breve commento: nell’introduzione racconta con toni commossi il loro unico incontro – a una festa de Il Timone – pochi mesi prima della salita al Cielo di Carlo, definito «raggiante come una Pasqua». Il futuro beato in quell’occasione presentava la sua mostra sui miracoli eucaristici, che ha fatto il giro del mondo. L’Eucaristia costituiva il principale riferimento spirituale di Carlo Acutis, unito a una profonda devozione mariana. Era anche molto esperto nell’uso dei social-network e di software utili per la comunicazione visiva. Oggi sono più di 200 i siti che fanno riferimento a lui, e la sua popolarità è in costante aumento. Papa Francesco l’ha definito un modello per i giovani, un ragazzo «creativo e geniale», citandolo ben tre volte nell’Esortazione apostolica Christus vivit.
Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo di seguito uno stralcio del libro di CARLO ACUTIS & GIORGIO MARIA CARBONE, Originali o fotocopie? (ESD, Bologna 2021, pp. 224, € 13), quello in cui padre Carbone ricorda appunto il suo unico incontro con Carlo Acutis, avvenuto proprio in occasione di una festa del Timone, il 27 maggio 2006:
di Giorgio M. Carbone
Raggiante come una Pasqua: così ricordo personalmente Carlo.
Ci siamo conosciuti alla fine di una giornata campale, era il tardo pomeriggio del 27 maggio 2006. Siamo in provincia di Milano, a oreno di Vimercate, ospiti della Festa de «Il Timone», un mensile cattolico che insieme alla Fondazione Fides et ratio ha organizzato una giornata con un’importante conferenza tenuta dal cardinal Joseph zen Ke- Kiun, arcivescovo di Hong Kong, e con la Messa da lui stesso presieduta.
Io sono lì con alcuni miei confratelli: abbiamo allestito uno stand espositivo per far conoscere i libri di edizioni Studio Domenicano, in particolare le opere di san Tommaso d’Aquino e il Piccolo Catechismo Eucaristico. A poche decine di metri dal nostro stand, Carlo e i suoi genitori hanno installato la mostra che illustra i miracoli eucaristici e hanno accompagnato centinaia di visitatori per spiegar loro i numerosissimi miracoli, di cui c’è una documentazione certa, miracoli avvenuti in varie parti del mondo dal secolo VIII fino agli ultimissimi, avvenuti a Buenos Aires nel 1992 e nel 1996, che tra l’altro videro anche protagonista il cardinal Jorge Bergoglio.
Alcuni giorni prima avevo ricevuto una telefonata da Antonia, la mamma di Carlo. C’eravamo dati appuntamento alla Festa de «Il Timone». Sapevo, quindi, di incontrare Antonia. Non immaginavo di incontrare anche suo marito, Andrea, e suo figlio, Carlo. Doppia sorpresa. Anzi tripla, perché ignoravo anche che Carlo fosse l’ideatore della mo stra dei miracoli eucaristici e del volume I mira coli eucaristici e le radici cristiane dell’Europa.
Al termine di quel pomeriggio, dopo una giornata impegnativa per aver parlato con centinaia di persone, ci presentiamo. Siamo tutti stanchi, ma molto contenti. Carlo ha un sorriso traboccante di soddisfazione e di gioia. Sta riponendo nelle custodie i pannelli fotografici, come qualcosa di molto prezioso. Ha gli occhi che brillano, quasi commossi. A me e ai miei confratelli racconta quel lo che ha fatto durante la giornata e soprattutto la sua gioia per aver potuto parlare della presenza attiva e reale di Gesù nell’eucaristia.
Dopo questo giorno non ho più avuto l’occasione di incontrare Carlo. ricordo come se fosse og gi la voce di Antonia, che all’inizio dell’ottobre successivo, al telefono, mi diceva di pregare per Carlo perché era stato ricoverato d’urgenza al l’ospedale di Monza. Così come mi ricordo perfettamente la telefonata successiva, con la quale mi diceva, con una commozione serena e affranta allo stesso tempo, che Carlo era morto. Non avrei mai immaginato che da lì a 14 anni Carlo sarebbe stato riconosciuto beato. Ma se avessi dato più peso al suo sorriso raggiante come una Pasqua, forse avrei visto più in là: avrei riconosciuto sul suo volto l’immagine splendente del Signore della gloria. (…)
Potrebbe interessarti anche