Carlo Acutis è ufficialmente beato. Il giovane brianzolo morto nel 2006 a quindici anni per una leucemia fulminante è stato proclamato beato ieri ad Assisi, la sua seconda “casa” per l’affetto che legava il giovane alla città di san Francesco. Il cardinale Agostino Vallini, legato pontificio per le basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli in Assisi, ha celebrato nella Basilica Superiore di San Francesco.
«Preghiera e missione», ha detto il cardinale durante l’omelia, «sono questi i due tratti distintivi della fede eroica del Beato Carlo Acutis».
Dal 1° ottobre, giorno in cui è stata scoperchiata la tomba nel Santuario della Spoliazione e il corpo del giovane è stato trovato quasi intatto, le immagini di Carlo e l’attesa per la sua beatificazione sono diventate, come si dice, virali sul web. E la diocesi di Assisi è dovuta intervenire per spiegare che al momento dell’esumazione nel 2019, il corpo del giovane è stato trovato «nel normale stato di trasformazione proprio della condizione cadaverica», ma le varie parti del corpo erano ancora nella loro normale «connessione anatomica» pertanto si è provveduto a un intervento con tecniche di conservazione.
La testimonianza di vita di Carlo è un grande esempio di fede. Quando lo colpì la malattia che poi lo portò alla morte, ha detto Vallini, «Carlo si abbandonò tra le braccia della Provvidenza, e, sotto lo sguardo materno di Maria ripeteva: “Voglio offrire tutte le mie sofferenze al Signore per il Papa e per la Chiesa. Non voglio fare il Purgatorio; voglio andare dritto in Paradiso” (Positio, Biografia documentata, 549). Parlava così – ricordiamolo – un ragazzo di quindici anni, rivelando una sorprendente maturità cristiana, che ci stimola e ci incoraggia a prendere sul serio la vita di fede».
Questa è la grande provocazione del nuovo beato, quella che davvero interroga tutti.
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