Non c’è pace purtroppo per Shereen Abu Aqleh, la cinquantunenne giornalista cristiana palestinese rimasta uccisa mercoledì scorso – secondo alcuni testimoni – per mano dell’esercito israeliano mentre era impegnata a «coprire un raid» dei militari in un sobborgo di Jenin, a nord della Cisgiordania. Infatti, a seguito di questo tragico episodio, nel quale è rimasto ferito anche un collega della reporter di Al-Jazeera, se ne è verificato un altro non meno drammatico.
È accaduto che c’è stata una carica degli agenti contro chi, alle esequie, portava la bara della donna. Un fatto a fronte del quale monsignor Pierbattista Pizzaballa, Patriarca latino di Gerusalemme, non ha trattenuto l’indignazione: «Siamo sconvolti per le modalità ingiustificabili per quello che è accaduto e vogliamo denunciare e condannare in maniera chiara e inequivocabile». «Le ragioni di sicurezza», ha aggiunto, «non possono giustificare un evento di questo genere».
Di tenore analogo le parole dell’incaricato di affari della Delegazione apostolica in Terra Santa, padre Thomas Grysa, secondo cui la polizia israeliana «ha violato in maniera molto brutale» il diritto «alla libertà religiosa». Un episodio del genere, ha sottolineato Grysa, «costituisce un momento di tensione fra Israele e Santa Sede, anche se non è il primo». In effetti, che quanti altro non stanno facendo che portare una bara possano essere caricati da degli agenti è qualcosa senza precedenti. Le immagini, del resto, parlano chiarissimo, raccontando di un pestaggio difficile perfino da commentare.
(Foto screeenshoot Youtube)
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