La Chiesa italiana? «In declino». Così il cardinale Camillo Ruini in un’intervista apparsa oggi sul Corriere della sera. E se lo scorso fine settimana un gruppo di cattolici guidati da Stefano Zamagni, con la benedizione del cardinale Giovanni Battista Re, ha dato vito all’ennesimo esperimento di partito cattolico, Ruini scandisce che c’è un declino «politico-culturale» della chiesa italiana.
«La dimensione culturale è strettamente legata alla fede e la dimensione politica ha un’ovvia connessione con quella culturale. Questo declino», dice Ruini ad Aldo Cazzullo, «non può non preoccupare. Occorre reagire: un compito che spetta ai laici credenti, ma anche alla Chiesa come tale».
Difficile però pensare che la reazione che ha in mente il cardinale sia quella del partito chiamato “Insieme” varato domenica scorsa con tanto di bandiera dell’Ue nel simbolo, un partito cattolico né con la destra “populista”, né con la sinistra liberal (anche se i componenti di questa neo formazione politica sono di orientamento cattolico democratico, vicini all’area progressista).
Ruini, alla guida dei vescovi italiani dal 1991 al 2007, ribadisce che non crede alla nascita di un partito cattolico. «Non vedo uno spazio del genere. I cattolici devono puntare sui contenuti dell’azione politica, individuati anche alla luce di una visione cristiana dell’uomo e della società; e devono collaborare con chi, cattolico o no, condivide tali contenuti. Oggi purtroppo in larga misura manca proprio l’attenzione a una visione cristiana».
Peraltro il cardinale va controcorrente rispetto a una vulgata ecclesiale che sembra schiacciata su posizioni vicine all’attuale governo giallorosso e accompagnata da un pregiudizio di impresentabilità rivolto alle formazioni politiche oggi all’opposizione. «Dialogare bisogna», risponde don Camillo. E si dice «affatto pentito» di aver ricordato proprio un anno fa che con Matteo Salvini bisogna parlare. «A Salvini e a Giorgia Meloni, che adesso meritatamente è sulla cresta dell’onda, vorrei dire che se vogliono fare il bene del Paese e arrivare al governo devono sciogliere il nodo dei loro rapporti con le forze che sono stabilmente alla guida dell’Unione europea».
Sul recente referendum per la riduzione dei parlamentari il cardinale ha detto di aver votato «No», la tornata referendaria, ha aggiungo, «è stato un successo del desiderio, comprensibile ma ingenuo, di ridurre i costi della politica».
Che fare allora? «Dobbiamo avere più fiducia nella bontà e nell’attualità di una cultura che abbia il cristianesimo alle sue radici. Un rapporto sano e fecondo tra cattolici e politica passa attraverso la mediazione della cultura. Poi naturalmente occorrono capacità politiche e un grande amore per la libertà. Fermare la scristianizzazione è molto difficile. Non si può farlo solo a livello culturale e tanto meno politico. Decisiva è una testimonianza cristiana autentica, personale e comunitaria. In ultima analisi, decisiva è la grazia di Dio».
Sull’esistenza di un movimento internazionale conservatore «contro papa Francesco», Ruini dice che «in qualche modo, esiste; ma ha varie accentuazioni e sfaccettature. Solo pochi possono davvero essere considerati “contro” Papa Francesco: ad esempio, non tutti coloro che hanno formulato qualche critica con intenti costruttivi».
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