Il podcast con le parole del Card. Pizzaballa al Timone
Che tutti facciano un giorno di digiuno e preghiera per la grave situazione di violenza che sta travolgendo la Terra Santa. E’ il patriarca latino di Gerusalemme, Monsignor Pierbattista Pizzaballa, creato Cardinale lo scorso 30 settembre a chiederlo, per martedì 17 ottobre.
«Per martedì prossimo, come chiese di Terra Santa, abbiamo chiesto di preparare una giornata di preghiera e digiuno con l’adorazione eucaristica e il santo rosario», ha detto questa mattina il cardinale al Timone. «E’ l’unica cosa che in questo momento possiamo fare, pregare». Lo abbiamo contattato per esprimere innanzitutto la vicinanza di tutta la redazione del Timone per ciò che sta accadendo in Israele e per chiedergli il motivo che lo ha spinto a organizzare questa giornata.
Parla dal cuore di quella terra e dal centro del dolore e dello sgomento nel quale tutti si trovano immersi e l’invito, rivolto a nome «di tutti gli Ordinari di Terra Santa», come si legge nel comunicato che ha lanciato l’iniziativa, è ovviamente «per la pace e la riconciliazione».
«Improvvisamente siamo stati catapultati in un mare di violenza senza precedenti. L’odio, che purtroppo abbiamo già sperimentato per troppo tempo, aumenterà ancora di più, e la spirale di violenza che continua creerà più distruzione. Tutto sembra parlare di morte.» All’enormità del male che non fa che promettere di moltiplicarsi il cardinale oppone e chiede di opporre la forza solo apparentemente inerme della fede e della preghiera.
«Spesso», dice Pizzaballa al Timone, «noi abbiamo un approccio consumistico alla preghiera. Ci chiediamo a cosa serve pregare, cosa produce la preghiera. La preghiera non produce mai risultati, mai immediatamente, perché non deve produrli. Perché la preghiera genera, genera a un atteggiamento, a una relazione, a una vita nuova dentro di noi. Non sostituisce, la preghiera, l’opera dell’uomo, ma la illumina; non sostituisce il percorso che dobbiamo fare ma lo indica. Quando siamo in difficoltà noi cerchiamo sempre qualcuno che ci stia vicino. Ora, se noi crediamo, e lo crediamo fermamente, che Dio è una presenza reale nella nostra vita, abbiamo bisogno della Sua vicinanza, di stargli vicino, di parlare con Lui e ascoltarLo. Per questo dobbiamo pregare».
Martedì 17 ottobre allora sia un giorno di digiuno, astinenza e preghiera. La preghiera, chiede ancora il Patriarca, sia organizzata con l’adorazione eucaristica e il rosario alla Beata Vergine.
«Non risolverà tutti i nostri problemi», prosegue il Patriarca nello spiegare il senso dell’iniziativa, «ma ci darà la forza di viverli con la serenità di cui abbiamo estremo bisogno. E poi non dobbiamo dimenticare che c’è anche la preghiera di intercessione, perché attraverso la nostra preghiera Dio arrivi al cuore di quelle persone che prendono le decisioni e li converta. Questo è quello di cui abbiamo bisogno. E il digiuno, che deve accompagnare la preghiera, è un digiuno che serve per allontanarci dalle cose del mondo per concentrarci in maniera più profonda, più seria alle cose di Dio».
Consapevole delle difficoltà e dei gravi pericoli che incombono su tutti i fedeli presenti in Terra Santa, nel comunicato di lancio dell’iniziativa il cardinale ha espresso la consapevolezza che in molte zone delle loro diocesi non è più possibile né ragionevole riunirsi in grandi assemblee, ma «nelle parrocchie, nelle comunità religiose, nelle famiglie, sarà ancora possibile organizzarsi per avere momenti comuni di preghiera semplici e sobri.» Questo grido, perché la preghiera deve anche essere grido, sarà corale nonostante limiti e angustie che la situazione di assoluta gravità impone, «per consegnare a Dio Padre la nostra sete di pace, giustizia e riconciliazione.».
«Abbiamo bisogno di creare questa siepe, attorno a noi, dove possiamo ascoltare con più facilità la Parola di Dio. Grazie e che Dio ci accompagni tutti», conclude il Patriarca Pizzaballa.
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