In vista del convegno Droga, le ragioni del no. Scienza, contrasto, prevenzione e recupero, che si svolgerà domani 6 maggio con inizio alle 14.30 a Roma, Sala Capitolare di Santa Maria Sopra Minerva (Senato della Repubblica), il cardinale Pietro Parolin ha voluto inviare un messaggio al Centro studi Rosario Livatino. Riportiamo le parole del Segretario di Stato della Santa Sede, che indica il Beato Rosario Livatino come «esempio luminoso» che «ha compiuto la propria esistenza non allineandosi dalla realtà circostante, malgrado le carenze e le minacce che essa comportava».
La sua lettera parte dal presupposto che, come illustrato con precisione nel volume Droga, le ragioni del no. La scienza, la legge, le sentenze (curato dal Centro stesso), «non è possibile veramente distinguere […] tra sostanze dette “pesanti” e altre presentate come “leggere”». Pone al centro del suo ragionamento la persona, nella sua dignità e libertà, «in particolare sotto i due profili qualificanti della libertà e della socialità». Infatti, chi porta avanti il suo “sì” alla liberalizzazione fa leva sull’uso ricreativo delle droghe “leggere”, come se rientrassero nell’esercizio della propria libertà di autodeterminazione.
Se tralasciamo il fatto che, come afferma il cardinale, sia «desolante che la sostanza stupefacente venga presentata come un mezzo “ricreativo”, “ludico”, o addirittura come strumento di “relax”», è significativo concentrarci sul forte inganno che vogliono propinarci. Togliendo alla persona ciò che la rende tale, ovvero «le facoltà grazie alle quali egli è effettivamente libero, padrone di sé», si otterrebbero svago e rilassamento. A costo di isolarci e alterare le nostre capacità.
«Questa contraddizione deve interrogarci», ammonisce Parolin. E va al cuore del problema, al di là degli aspetti superficiali che vogliono far sembrare banali riflessioni di questo tipo. Che cosa c’è dietro al bisogno di svagarsi senza entrare in una relazione vera, sincera, genuina e non alterata con l’altro? «Si tratta di un malessere esistenziale che assume diverse forme, a seconda della condizione personale e sociale, e che può avere diverse cause, anche in concorso fra loro: la solitudine; lo smarrimento di fronte alle sfide della vita; la mancanza di senso e – specialmente per gli adolescenti e i giovani – di un contesto familiare ricco di relazioni sane e educative».
Allora, forse, dovremmo metterci a seguire esempi contemporanei che ci aiutino a contestualizzare queste proposte per «riscoprire la dignità profonda di sé e della propria vita, vero antidoto ad ogni bisogno disordinato di evasione, dignità che invece il consumo di sostanze stupefacenti rinnega, frusta e compromette», queste le parole in chiusura del Segretario di Stato vaticano.
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