«È disumano. La Santa Sede esprime totale e ferma condanna». Lo ha detto il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, in una intervista concessa a Vatican news oggi, riferendosi all’attacco di Hamas contro israeliani inermi sabato scorso.
Come ha detto papa Francesco durante l’Udienza generale di mercoledì, anche Parolin ribadisce la linea della Santa Sede, ossia «è diritto di chi è attaccato difendersi, ma anche la legittima difesa deve rispettare il parametro della proporzionalità. Non so che margine di dialogo ci possa essere tra Israele e la milizia di Hamas, ma, se ci fosse e speriamo che ci sia, lo si dovrebbe percorrere subito e senza indugio».
Il cardinale Segretario di Stato ricorda poi che la Santa Sede è «pronta a qualsiasi mediazione necessaria», sottolineando poi come la soluzione sia quella di sempre, ossia «due popoli, due stati». «A me sembra», sottolinea Parolin, «che la maggiore giustizia possibile in Terrasanta sia la soluzione di due Stati, che permetterebbe a Palestinesi ed Israeliani di vivere fianco a fianco, in pace e sicurezza, venendo incontro alle aspirazioni di gran parte di essi. Questa soluzione, che è prevista dalla Comunità internazionale, ultimamente è sembrata ad alcuni, sia da una parte che dall’altra, non più realizzabile. Per altri non lo è mai stata. La Santa Sede è convinta del contrario e continua a sostenerla».
Dopo le parole pronunciate da Francesco mercoledì e dopo il comunicato dei patriarchi e capi delle Chiese a Gerusalemme, con anche la giornata di preghiera e digiuno per martedì 17 ottobre, è la prima volta che in modo ufficiale la Santa Sede prende posizione sul conflitto in atto in Israele e nella striscia di Gaza. C’è anche il fermo richiamo alla riconsegna immediata degli ostaggi ed «è giusto», ha detto Parolin, «che nella legittima difesa Israele non metta in pericolo i civili palestinesi che vivono a Gaza».
La Santa Sede, ha detto Parolin, «cerca di parlare con le istanze i cui canali sono già aperti», anche se «qualsiasi mediazione per far cessare il conflitto deve tuttavia tener conto di una serie di elementi che rendono la questione molto complessa ed articolata, come la questione degli insediamenti israeliani, della sicurezza e il nodo della città di Gerusalemme».
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