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Card. Muller: «La vergogna del nostro tempo: il capitalismo neoliberista»
NEWS 31 Marzo 2023    di Card. Gerhard Müller

Card. Muller: «La vergogna del nostro tempo: il capitalismo neoliberista»

Esce oggi in libreria il libro del cardinale Gerhard L. Muller, Il Papa. Missione e ministero, edizioni Cantagalli, pagg. 384, € 26,00. Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo un breve estratto.

Un’ampia visione di Dio come creatore e redentore dell’uomo, ci permette di cogliere la trappola dualista nella quale si pretendeva di far cadere il cristianesimo. Non si pone alternativa tra il benessere in questo mondo e la salvezza del prossimo, tra la grazia divina e la realizzazione umana, tra l’impegno ecclesiale e la critica e la prefigurazione del mondo. L’orientamento a Dio e la prefigurazione del mondo, l’amore per Dio e l’amore per il prossimo, sono le due facce della stessa medaglia. I cristiani non sono inferiori a nessuno quando si tratta dei diritti e della dignità umane o quando si tratta di criticare sia il peccato strutturale di un sistema politico ingiusto sia la mancanza di responsabilità del singolo.

In occasione della presentazione del primo volume dell’Opera Omnia di papa Benedetto XVI sulla Teologia della liturgia, di cui ho curato l’edizione presso l’editore Herder, uno dei relatori citò questa bellissima frase: «Quando i monaci trascurano le loro lodi a Dio, rovinano anche la minestra dei poveri». Lodare Dio incoraggia ad assumere la responsabilità per il mondo. E l’impegno per la giustizia sociale, la pace e la libertà, per la protezione della natura come base per la vita individuale e sociale, hanno il loro fondamento sull’azione divina creatrice e liberatrice.

Dopo la caduta del comunismo al potere, alcuni pensarono che allora si potesse conseguire il paradiso in terra con un capitalismo sfrenato. Le forze di autoregolazione del mercato su scala mondiale avrebbero condotto da sole al benessere per tutti o almeno per la maggioranza. La realtà è molto diversa. Non vi sono state le supposte onnipotenti forze del mercato, ma la mera avidità dei singoli uomini, i quali hanno provocato l’attuale crisi finanziaria mondiale, le cui conseguenze verranno pagate ancora una volta dai poveri, e dai più poveri tra i poveri, con la loro vita, con la loro salute, con la morte prematura e con la perdita di tutte le prospettive previste per loro da Dio.

In passato, i rappresentanti del neoliberalismo hanno difeso la loro idea dell’uomo sostenendo che non si può governare il mondo con le beatitudini, senza contare che Gesù non vuole governare il mondo, ma che l’uomo si governi da sé, si liberi della sua avidità e si dedichi agli altri. Hanno sostenuto che la Chiesa non capiva niente di economia e di capitalismo e, se proprio voleva essere altruista, che si occupasse allora delle vittime del capitalismo. La Chiesa relegata negli ospedali, nelle case per moribondi, ma senza visione etica nei confronti di Wall Street.

Espressione di un capitalismo neoliberale senza scrupoli sono, per esempio, i “fondi avvoltoio” (vultur funds). Speculatori senza scrupoli hanno fatto affari nella negoziazione dei debiti di interi Paesi. Quando un Paese trova difficoltà a pagare, questi “avvoltoi” comprano i debiti con forti riduzioni rispetto agli importi originari e dopo reclamano una somma nettamente superiore per gli interessi sugli interessi. È semplice così portare un paese alla miseria definitiva.

Alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, il Perù fu vittima di una “strategia di investimenti” che, con un investimento di 11 milioni di dollari, realizzò un utile di 58 milioni. Le conseguenze per le persone – bambini, anziani e malati – e per tutta la struttura sociale del Paese vengono accettate come conseguenze logiche. L’unico obiettivo è il puro profitto.

Ecco come si delinea in maniera spaventosa la tragedia di un mondo, di un mercato economico, senza norme morali vincolanti. L’avidità per l’oro e per il denaro continua ad essere ancora oggi la causa della distruzione dei valori morali, la cui forza per il bene dell’uomo emana dall’unica fonte che porta l’uomo ad essere umano e a farsi prossimo dei suoi simili. (…)

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