Arriva pungente la critica di Timothy Dolan, cardinale e arcivescovo dell’arcidiocesi di New York dal 2009, nei confronti del Partito democratico statunitense. «Mi rattrista, e indebolisce la democrazia che milioni di americani amano, vedere che il partito che un tempo abbracciava i cattolici, ora ci sbatte contro», scrive nero su bianco in un editoriale pubblicato lo scorso venerdì sul Wall Street Journal, e ripreso in forma non integrale dal National Catholic Register.
A sottostare al ragionamento di Dolan, oltre a una sincera preoccupazione per le sorti del suo Paese, è la fedeltà ai principi non negoziabili, che guidano (o, meglio, “dovrebbero guidare”) la presenza dei cattolici in politica: la difesa della vita dal concepimento fino alla morte naturale, la tutela della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e la libertà di educazione. Elementi fondativi e non disponibili che un tempo informavano l’azione del Partito democratico, ma che attualmente non sembrano trovare più un reale riscontro nel pensiero e nell’operato dei suoi candidati.
Per quanto riguarda il tema dell’aborto, per esempio, nel suo editoriale il cardinale ha messo in evidenza il recente rifiuto del partito di sostenere il cattolico Dan Lipinski, uno dei pochi democratici pro-vita rimasti al Congresso, nella lotta contro uno sfidante favorevole all’aborto. Un dato, questo, che ben si sposa con i risultati di alcuni sondaggi usciti negli ultimi tempi, che testimoniano come ormai meno di un quarto dei democratici ritenga che l’aborto debba essere illegale in tutte, o quasi tutte, le circostanze. Già un anno fa, a questo proposito, lo stesso presidente del DNC (Comitato nazionale democratico), Tom Perez, aveva dichiarato: «Ogni democratico, come ogni americano, dovrebbe sostenere il diritto di una donna di fare le sue scelte sul suo corpo e sulla sua salute», essendo questo – proseguiva – un diritto “non negoziabile”.
Sullo stesso tema, Dolan si è inoltre dichiarato particolarmente critico nei confronti della proposta di legge “Reproductive Health Act” portata avanti nello Stato di New York, e volta a espandere il diritto all’aborto. «Ad esempio», ha scritto il cardinale, «secondo la proposta legge sulla salute riproduttiva, ai medici non sarebbe richiesto di prendersi cura di un bambino che sopravvive all’aborto. Il neonato semplicemente andrebbe fatto morire senza alcuna conseguenza legale».
E le perplessità avanzate nell’editoriale non finiscono qui: anche rispetto ai programmi scolastici e ai crediti d’imposta per l’istruzione il Partito democratico si è dimostrato essere in opposizione ai principi cattolici. Fino ad oggi, evidenzia infatti il cardinale, le famiglie avevano la possibilità di scegliere per i loro figli scuole d’impronta cattolica, o comunque non necessariamente pubbliche, mentre nel prossimo futuro – soprattutto coloro che presentano un reddito medio e basso – i genitori saranno limitati nella possibilità di decidere liberamente in materia di educazione.
Tale mutevolezza rispetto ai principi non negoziabili da parte del Partito democratico è «causa di tristezza per molti cattolici», ha chiosato Dolan. E, aggiungiamo noi, pone una domanda per gli elettori: a quale partito dovranno affidarsi i cattolici statunitensi fedeli al Magistero?
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