Ieri, 1° ottobre, memoria liturgica di santa Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa, papa Francesco ha annunciato, dopo la recita dell’Angelus, che il prossimo 15 ottobre verrà pubblicata una Esortazione apostolica sul Messaggio di Santa Teresina, ovvero “Suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, detta di Lisieux, al secolo Marie-Françoise Thérèse Martin (Alençon, 2 gennaio 1873 – Lisieux, 30 settembre 1897), carmelitana francese. Per comprendere il messaggio fondamentale di questa santa alla Chiesa pubblichiamo di seguito alcuni stralci di un discorso del cardinale Carlo Caffarra (1938-2017) a Palazzo Roverella a Rovigo il 6 giugno 1997 (fonte).
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La figura di S. Teresa è uno dei grandi “enigmi” della santità cristiana. Durante la vita, che cosa ha fatto? Nulla degno di particolare attenzione, secondo le persone che con lei vissero. Muore giovanissima, senza aver svolto particolari funzioni nella sua comunità. Eppure Teresa era consapevole di aver ricevuto fa Dio una missione straordinaria e voleva che i suoi scritti fossero pubblicati quanto prima, dopo la sua morte. Raramente un santo ha ricevuto dai papi riconoscimenti simili a quelli ricevuti da Teresa. Ma allora, quale è il segreto di questa vita? Che cosa realmente costituisce la sua grandezza straordinaria nel mondo dello spirito e della santità cristiana? È certamente difficile rispondere a questa domanda, perché è difficile “entrare” nel mistero di una persona. Ma, come dicevo, Teresa ha scritto di sé o riteneva questi scritti assai importanti per capire quel messaggio che ella ha voluto trasmettere alla Chiesa. E qui tocchiamo subito un punto assai importante per tutta la nostra riflessione. La missione di Teresa, il suo carisma fu di rinnovamento della Chiesa, nel modo con cui i santi rinnovano la Chiesa: dal di dentro, nella sua (della Chiesa) vita e non nelle sue strutture.
I Santi rinnovano la Chiesa, non una migliore organizzazione o una estensione della sua burocrazia. Perché la rinnovano? Perché la riportano ad un contatto più profondo con ciò che dà origine alla sua vita: l’auto-donazione di Cristo sempre presente eucaristicamente in essa. Il santo è tanto più grande quanto più la sua vita coincide con la sua missione. Cominciamo a penetrare nel “mistero” di Teresa: ella ha una coscienza assai viva di una missione affidatale da Dio e la sua vita diventa questa stessa missione. Cioè: Teresa certamente scrive, come dissi, per far conoscere la sua dottrina. Ma Ella soprattutto vive un’esperienza di fede, di cui gli scritti sono testimonianza. E ciò che essa dice alla Chiesa, dice all’uomo, lo dice colla sua esperienza di fede. Ho detto “all’uomo”. La Chiesa infatti è l’umanità redenta, ed Essa è come lievito che tende a fermentare tutta la massa di farina. Teresa ha la missione di rinnovare la Chiesa, perché Questa sia in grado di portare il Vangelo a chi non crede. Ma siamo così riportati alla domanda di prima: quale è la particolare missione di Teresa? Che senso ha nel mondo contemporaneo il suo carisma? Cercherò di rispondere a queste due domande, dividendo in due parti la mia riflessione.
La missione di Teresa. Francesco chiedeva di vivere il Vangelo sine glossa: puramente, semplicemente. Ignazio chiedeva di essere pura disponibilità che si mette completamente a disposizione, perché Cristo compia attraverso di lui la sua opera di salvezza. Teresa vive un’identica esperienza. Ella va al Vangelo, al Vangelo puro e semplice e chiede di esserne completamente pervasa. E che cosa è il Vangelo per Teresa? Per Francesco è l’umiltà di Dio, la sua povertà; per Ignazio è la “fatica” di Dio che in Cristo redime l’uomo. Per Teresa è il puro, gratuito, incondizionato Amore del Padre. Teresa afferma il primato assoluto della Grazia del Padre. La Grazia, cioè l’incomprensibile decisione del Padre di amarci come il Padre ama il Figlio nello Spirito Santo. Che cosa significa “primato assoluto” della Grazia? Che cosa significa “incondizionato Amore del Padre”? Significa che all’origine del nostro rapporto con Dio non sta l’incontro di due libertà che decidono di “allearsi” su un piano di parità. No: significa che il nostro rapporto con Dio è posto in essere dalla sola iniziativa di Dio, una iniziativa che non ha nessuna altra spiegazione se non il “beneplacito della sua volontà”, cioè la sua grazia. Teresa ha visto questo con una chiarezza tale, che forse nessuno prima di Lei aveva percepito.
Ed allora che cosa è chiesto all’uomo in primo luogo? è chiesto di credere a questo amore, di lasciarsi amare. Tutta la vita cristiana in fondo consiste, per Teresa, in due parole soltanto, parole molto semplici ma difficili a viversi: “lasciarsi amare”. Questo è tutto il Vangelo! (…) Se tu sai di essere amato, ti puoi abbandonare a chi ti ama; se non sai di essere amato non ti abbandoni perché hai paura, paura che Egli non ti salvi, che Egli non voglia il tuo bene. Ma devi essere sicuro di essere amato.
Vedete come in fondo il Vangelo si riduce a una cosa semplicissima: non si tratta nemmeno per noi di amare, perché siamo incapaci di amare, se in noi non vive il Cristo, se in noi non vive lo Spirito Santo. Ma una cosa ci è chiesta: di credere all’amore. Come tutta la vita cristiana si identifica in questo credere di essere amati, così anche la nostra vita spirituale consiste nel lasciarsi amare, nell’abbandonarsi a questo amore, senza titubanze e angosce. (…)
Ma qualcuno potrebbe chiedersi. E questa riscoperta che Teresa fa del nucleo essenziale del Vangelo, che cosa ha a che fare con la Chiesa? Non si era forse parlato di una missione ecclesiale di Teresa? Questa percezione che Teresa ha, rende Teresa una persona che non vive solamente nella o per la Chiesa, ma che diventa la Chiesa stessa. E qui ancora una volta, Teresa è unica.
Se a lei è chiesto di lasciarsi solo amare, di essere solo pura disponibilità all’amore del Padre, allora in lei l’impossibilità diventa possibile: ella ama nel modo e nella misura con cui il Padre in Cristo ha amato il mondo. E quale è questo modo? la pura gratuità. E quale è questa misura? illimitata. L’impossibile diventa possibile: Teresa divenendo nulla (cioè lasciandosi solo amare) può divenire tutto. Ella può collocarsi là dove nasce la Chiesa, scaturisce tutta la vita della Chiesa. (…)
Teresa è apostolo; è contemplativa; è vergine; è sposa: ha voluto tutto ed ha ottenuto tutto, poiché si è posta là dove tutto deriva: l’amore del Padre, e non ha più voluto porre niente di se stessa. E’ divenuta l’intera Chiesa. (…)