Nel suo discorso di apertura durante i 12 giorni delle celebrazioni del centenario del Bigard Memorial Major Seminary il cardinale Francis Arinze, leader della Chiesa nigeriana con sede in Vaticano, ha esortato i sacerdoti a evitare lunghe omelie, affermando che un’omelia non dovrebbe essere un’esibizione di “acrobazie teologiche”, ma piuttosto un riflesso della vita di preghiera del sacerdote stesso e un annuncio chiaro e conciso del Vangelo. È importante, ha sostenuto, che i sacerdoti pronuncino omelie profondamente radicate nelle Scritture, nei testi liturgici e che siano teologicamente fondate.
«Un’omelia ben preparata dovrebbe durare circa 10 minuti. Una lezione universitaria di 45 minuti è riservata ad un contesto diverso. Un’omelia non è un’esibizione di acrobazie teologiche né un’arringa sul denaro», ha detto il cardinale. «E», ha aggiunto, «non è una dissertazione sul clima politico locale né una disquisizione sociale sulle difficoltà economiche della popolazione. Dovrebbe, invece, essere la condivisione della vita di preghiera del sacerdote, dopo una settimana passata alla presenza del Signore Gesù nella santa Eucaristia».
Inoltre, se un’omelia lunga ha il sapore di una lezione universitaria, «un’omelia striminzita è un’offesa contro la Parola di Dio e contro il popolo di Dio riunito per ascoltare la sua parola», ha aggiunto ancora. Ha riflettuto, inoltre, sulla vocazione sacerdotale e sul ruolo dei seminari nella preparazione dei futuri sacerdoti. «Ci si aspetta che il seminario formi il futuro sacerdote in modo che diventi un buon pastore per il popolo di Dio. Lui è il direttore spirituale dei singoli cattolici e delle loro associazioni. La sua paziente partecipazione alle loro riunioni, in cui pronuncia discorsi ben preparati, è uno dei modi più importanti in cui li serve», ha continuato il cardinale.
«I leader laici rimangono necessari secondo la natura di ciascuna associazione. Ma il sacerdote è il loro pastore insostituibile. Come buon pastore, non è né davanti né dietro il suo popolo; Egli è in mezzo a loro. Come direbbe il papa, ha l’odore delle pecore». Ha infine, evidenziato la necessità che il presbitero sia presente, proprio in virtù della sua preparazione teologica, come insegnante, nelle scuole africane per scongiurare il pericolo che la popolazione si allontani dalla fede cattolica e ritorni all’adorazione degli idoli e alla pratica dell’ occultismo, come sta avvenendo, sottolinea, ormai da un po’ di tempo a questa parte.
«Supponiamo che una tale diocesi adotti la politica secondo cui un sacerdote deve essere l’insegnante di religione in ogni classe delle scuole primarie o secondarie. Non è al di sotto della dignità del sacerdote insegnare ai giovani Dio e la religione. Inoltre, gli adolescenti hanno bisogno di risposte alle sfide della vita». (Foto: Imagoeconomica)
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