Ci avviamo a vivere la notte di San Silvestro cercando di digerire gli ultimi dati dell’Istat. Non che contengano chissà quale rivelazione, ma il calo delle nascite nel nostro Paese continua al punto che, riporta l’istituto di statistica, siamo al minimo storico: le nascite sono crollate del 23% in dieci anni. E poi ancora, le famiglie fanno sempre più fatica economicamente e i single sono sempre più numerosi, in un contesto in cui il lavoro resta un problema che toglie il sonno, mentre a trovare spazio pubblico sono principalmente la lotta alla plastica e il richiamo a non spaventare gli animali con i botti di Capodanno.
Difficile biasimare chi fatica a vedere la luce, eppure la fine dell’anno è quel momento in cui ancora una volta, volenti o nolenti, la speranza prende forma, i progetti diventano aspettative e i desideri si fanno preghiere, fino a chiedere qualcosa di così grande che nel cuore chiamiamo miracolo e in cui forse in fondo non crediamo più.
Perché i miracoli esistono, e uno è avvenuto solo due giorni fa in provincia di Cuneo, a Bra, senza telecamere, senza giornalisti presenti ma con tanti fedeli ad assistere.
Come ogni anno da 683 anni a questa parte. Era il 29 dicembre del 1336, infatti, quando una giovane sposa in attesa, Egidia Mathis, per strada venne insidiata da due soldati. Per sfuggire ai due malintenzionati si rifugiò presso un pilone su cui era dipinta la Vergine che, con enorme stupore, divenne un’apparizione. Il bagliore fu tale che i due soldati scapparono a gambe levate, ma l’emozione causò anche il parto prematuro della giovane. Una volta tornata a casa la puerpera raccontò l’accaduto agli abitanti che subito si recarono sul luogo dell’apparizione. Proprio lì, con stupore misto a incredulità, notarono che i cespugli di pruno attorno al pilone erano fioriti: candide corolle erano sbocciate sui rami scheletriti per il gelo.
Da allora ogni anno la fioritura si ripete (due sole le eccezioni, negli anni 1914 e 1939, prima delle due guerre mondiali) richiamando fedeli e pellegrini nel luogo chiamato “Madonna dei Fiori” e che nel 1626 divenne santuario, consacrato nel 1978. Fin dal ‘700 sono stati compiuti numerosi studi per comprendere le ragioni della fioritura fuori stagione. I Prunus spinosa, infatti, normalmente hanno una sola fioritura, in estate. Il terreno sul quale cresce il pruno pare non presenti differenze rilevabili rispetto a quelli della zona, pertanto il fenomeno sarebbe riconducibile a mutazioni non note avvenute nella pianta stessa. Della questione si è occupato anche il CICAP (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze), senza trovare una spiegazione razionale.
Così, anche quest’anno il pruno, è fiorito. E se un bocciolo fiorisce in inverno, non può forse rifiorire un Paese che vive l’inverno demografico? Non può forse rifiorire una società ripiegata su se stessa, che ha perso la propria identità, i propri valori e certamente anche molta fede? Non può forse rinascere la vita di ciascuno?
«Dio – si legge nel Vangelo di Matteo – può far sorgere figli di Abramo da queste pietre». Non dalle pietre in generale, da «queste» pietre. Non altre.
Te Deum Laudamus perché ci metti davanti il nostro desiderio di rinascere, di rifiorire, di ricominciare e ci metti nel cuore la speranza di un miracolo con l’anno che si schiude, come un bocciolo d’inverno.
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