«Quella sull’Amazzonia è una guerra narrativa, così stanno buttando nel fuoco il Brasile». Probabilmente il presidente verdeoro Jair Bolsonaro non si sarebbe mai aspettato che a dargli manforte sulla polemica legata agli incendi in Amazzonia sarebbe stato un sacerdote della Chiesa cattolica, che pure in questo periodo sta alimentando questa narrativa con prese di posizione più che discutibili di alcune gerarchie.
Lui si chiama Padre Zezinho e in Brasile è conosciuto per essere oltre che padre dehoniano, anche scrittore e soprattutto musicista.
Sulla sua pagina Facebook, padre Zezinho le ha – diciamo – proprio cantate ai cantori che da giorni, dal presidente francese Macron in giù dipingono Bolsonaro come “Bolsonerone”.
Ebbene: Padre Zezinho ha scritto una elegia per l’Amazzonia nel cui ritornello si dice: “Amazzonia, è proibito bruciare, è proibito uccidere”.
«Ma sono abbastanza intelligente per sapere che questi incendi ci sono da più di 40 anni. Non accadono da oggi. Esiste il fenomeno naturale delle secche di questi mesi e il crimine di chi, intenzionalmente produce questi incendi».
Le parole del padre sono decisamente politicamente scorrette, ma inquadrano quella che sembra essere una guerra eminentemente ideologica: «Così come non ho incolpato Lula, Dilma Roussef e Temer (gli ultimi presidenti brasiliani) così non do la colpa a Bolsonaro. Non davo la colpa a loro e non do la colpa ora a lui».
E sul movimento mondiale amazzonico? «Questo baccano è isterico. Non vedo nessuno che incolpa Trump per gli incendi in California e nemmeno il governo portoghese per i roghi in Portogallo».
Insomma, chi conosce la situazione amazzonica ha ben altre narrazioni da difendere: «Continuerei ancor a cantare, Amazzonia è proibito bruciare, ma so che tutto non è cominciato sei mesi fa con l’elezione di Bolsonaro».
Secondo il dehoniano «ci vuole buonsenso per leggere i media, così determinati a distruggere Bolsonaro. Tutti conosciamo i debiti impagabili di alcuni nemici dell’attuale presidente». Ora, qualcuno potrebbe pensare che il religioso sia un supporter dell’ex generale. Sbagliato. «Non ho votato Bolsonaro e nemmeno Haddad (Fernando Haddad, principale sfidante di Bolsonaro alle presidenziali, ndr), ma se Haddad avesse vinto gli incendi ci sarebbero comunque stati, per i semplice motivo che il Paese non sa come controllare il clima e nemmeno la maggior parte degli incendiari che bruciano tutto. Nel congresso e tra i giudici ci sono tra i più grandi incendiari dell’Amazzonica», ha concluso.
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