Poco prima di Natale 2019, si è diffusa la notizia che l’ex cappellano anglicano della regina Elisabetta, Gavin Ashenden, si era convertito al cattolicesimo.
Per nove anni, dal 2008 al 2017, Ashenden è stato uno dei cappellani anglicani assegnati alla regina. Il 22 dicembre 2019, la quarta domenica di Avvento, nella cattedrale di Shrewsbury, il vescovo Mark Davies ha accolto Ashenden nella Chiesa cattolica.
Come ha deciso di diventare cattolico?
«Lentamente, ma con sicurezza. Negli ultimi 10 anni è diventato più chiaro, sia nella mia mente che nelle mie preghiere, che ciò che la Chiesa cattolica ha insegnato, in particolare riguardo alla Messa, non solo era vero, ma lo era sempre stato, dai Padri Apostolici in poi. Ho iniziato anche a esplorare il ruolo che la Madonna ha avuto nella Chiesa, in particolare attraverso la ricca e diversificata storia delle apparizioni, mentre la Chiesa le discerneva. E insieme a Lei cresceva anche la mia percezione dell’importanza della Comunione dei Santi. È diventato sempre più importante per me appartenere alla stessa Chiesa dei santi ai quali mi ero avvicinato in preghiera».
Dopo tanti anni, non solo come parte della Chiesa d’Inghilterra, ma come qualcuno nel cuore dell’establishment anglicano, come ha capito che quello era il momento di cambiare, di lasciare definitivamente Canterbury per Roma?
«Avevo iniziato a rendermi conto, con crescente urgenza, che avevo una responsabilità personale nel curare lo scisma nel corpo di Cristo che i miei antenati spirituali avevano creato. E questo poteva essere veramente fatto solo ritornando, in tutta umiltà, alla Chiesa Madre, in penitenza per lo scisma e ricevendo penitenzialmente la piena Comunione».
Quali pensa siano le prospettive per la Chiesa anglicana?
«Ogni chiesa che si addentra in uno scisma con la sola, santa, cattolica e apostolica Chiesa deve avere una buona ragione, sia per averlo fatto in primo luogo, sia per continuare lo scisma. Il problema che la Chiesa anglicana deve affrontare è che le sue origini erano tanto – forse anche più – politiche di quanto fossero teologiche. L’anglicanesimo è, come il mio ex vescovo diocesano anglicano ha spiegato con tristezza più di un decennio fa, “un esperimento ecumenico di 500 anni che è appena fallito”.
Ora che ha ceduto il suo pensiero teologico alle mode e alle correnti del secolarismo e, in particolare, al femminismo, e si è resa accettabile dalla cultura progressista per cercare di evitare la critica popolare, ha perso le sue credenziali come chiesa. E presto scoprirà che non è riuscita a comprare il favore di una cultura popolare sempre più secolare…».
Quali le sfide future per il cristianesimo in Inghilterra?
«Di fronte a una cultura più determinata e aggressivamente progressista da una parte, e un futuro demografico che vedrà oltre la metà della popolazione seguire l’Islam entro il 2050, voglio fortemente suggerire alla mia ex comunità che solo la Chiesa cattolica ha la chiarezza della comprensione di sé, della storia e delle risorse spirituali, per affrontare entrambe queste enormi sfide per le anime.
L’Inghilterra e l’Europa hanno urgente bisogno di riconversione, e solo la Chiesa cattolica può farlo e portare le persone nella pienezza della fede cristiana e nelle profondità della santità ha il potenziale da offrire».
Dopo tutto ciò che ti è successo nell’ultimo periodo, cosa pensa le riservi il futuro?
«Solo Dio lo sa. Ma sono molto grato che la Chiesa abbia accettato di guardare il mio viaggio e di discernere se io abbia o meno una vocazione come sacerdote cattolico, per consentirmi di sostenere il più pienamente possibile il mio vescovo e la sua diocesi nella missione di costruire qui la Chiesa; e così facendo reclamiamo l’Inghilterra per la Chiesa che ha portato il Vangelo su quest’isola in primo luogo».
Fonte: National Catholic Register
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