A 50 anni dalla consacrazione della saga dei Trinità, Terence Hill è tornato sui luoghi che hanno fatto da cornice al secondo film di Enzo Barboni, in arte E.B. Clucher. Il palcoscenico è stato il Festival del Gran Sasso nella serata di mercoledì 4 agosto, quando la pellicola è stata proiettata a Campo Imperatore, uno dei luoghi in cui sono state girate le scene iniziali di …continuavano a chiamarlo Trinità. Oltre al famoso attore era presente anche Cristiana Pedersoli, una delle figlie di Bud Spencer, Sandra Zingarelli, la figlia del produttore dei Trinità e Piercesare Stagni, storico del cinema. Tra gli ospiti anche don Samuele Pinna, autore del libro Il suo nome è Terence Hill. Una vita da film (Ancora, 2021), che incontriamo qualche giorno dopo l’evento.
Intervista di Federica Favero
«È stato un incontro emozionante», racconta don Samuele, «rivedere Terence Hill e passare del tempo disteso con lui; è stata una conferma di quanto ho scritto nel mio libro». «Mi ha confidato anche un piccolo scoop che possiamo dire: il desiderio di girare il sequel de Il mio nome è Thomas».
Lei aveva già conosciuto Terence Hill?
«Sì, e descrivo l’incontro nei Titoli di coda del mio libro come “epico”: ricordo che sono stato davanti a lui in silenzio per parecchi secondi, come in una scena western alla Sergio Leone, incrociando il suo sguardo formidabile e quegli occhi di un azzurro intenso. Una volta ripresomi dall’emozione gli ho detto del mio libro su di lui, e la sua reazione a quella notizia è stata ricolma di inaspettato stupore e il suo “grazie” sincero mi ha riscaldato il cuore. Ho avuto poi conferma della sua grande umanità proprio il 4 agosto».
Durante la serata prima della proiezione alla Gran Sasso Open Week ha potuto parlare del suo libro. Cosa ha ricordato?
«Il mio libro è costruito come fosse un film: anziché l’Introduzione c’è un Trailer; c’è un primo tempo che si concentra sui film della coppia tra le più amate del cinema dove alla fine è riportata una mia intervista alla moglie di Bud Spencer, Maria Amato (donna straordinaria), e al figlio Giuseppe Pedersoli che ha lavorato con Terence. La seconda parte, invece, riguarda la carriera da solista, dove un posto particolare ha la fiction di successo Don Matteo. Anche alla fine del secondo tempo propongo un’intervista: questa volta con gli sceneggiatori della Lux Vide. Infine, il libro si conclude, oltre che con i Titoli di coda già citati, con dei Contenuti Speciali, dove ripercorro il film Il mio nome è Thomas».
È questa pellicola che l’ha invogliata a scrivere su Terence Hill, dopo aver già pubblicato un saggio sul suo collega e amico dal titolo Spaghetti con Gesù Cristo. La «teologia» di Bud Spencer (Ancora, 2017)?
«Esattamente, e l’ho ricordato anche durante la serata, perché sono convinto che in quel lungometraggio ci sia “tutto” Terence Hill in presa diretta, e lui l’ha in qualche modo confermato. Nei fotogrammi, infatti, appare il desiderio per un cinema di valore, il ricordo dei western e la voglia di dire ancora qualcosa mediante una storia proiettata sul grande schermo. La pellicola offre anche agli spettatori la possibilità di fermarsi a riflettere su tematiche spirituali: l’amore per gli affetti più cari, per gli amici e per il prossimo in genere, e una sorta di tenera devozione unita a una forte fede. Nelle sequenze affiorano, qui e là, Trinità, ma anche Nessuno, Lucky Luke, “Renegade”, Don Camillo, Don Matteo… È presente, quindi, davvero “tutto” Terence, e in aggiunta non manca neppure Bud, a cui il film è dedicato».
Ha avuto, quindi, inizialmente dei dubbi sulla pubblicazione de Il suo nome è Terence Hill?
«Sì, a differenza di Spaghetti con Gesù Cristo!, perché mentre scrivevo su Carlo Pedersoli, questi era già passato a miglior vita e, quindi, mi pareva un bel ricordo proporlo come esempio di un’umanità buona e autenticamente cristiana. Per esempio, il titolo del mio libro nasce proprio da una sua frase: all’ultima domanda apparsa sul Welt am Sonntag: «Come ti immagini il tuo ultimo pasto prima della morte e con chi lo condivideresti?», il grande attore e sportivo risponde: «Spaghetti. Con Gesù Cristo». Come avrei potuto non sceglierlo? È ovvio che per me – sacerdote cattolico – l’aspetto spirituale, più di ogni altro, ha un’importanza determinante. Sapevo, inoltre, che Terence, nonostante sia sempre stato molto schivo nell’argomentare a riguardo della sua fede, non l’ha mai nascosta. Il mio, però, non è un libro prettamente “religioso”. Nelle pellicole di cui descrivo la trama cerco di mostrare sempre almeno due aspetti: i valori presenti e facilmente riconoscibili, pur nella leggerezza delle trame, e l’elemento più umoristico».
L’elemento umoristico?
«Sì: come affermo in un altro mio libro, Dalle lettere di don Augusto. Come rimanere cattolici nonostante tutto (Ares, 2020), oltre alla “bellezza” e alla “gioia” (è Ermanno Olmi che usa questa dicitura proprio a riguardo dei film di Bud e Terence), l’“umorismo” salverà il mondo. Abbiamo bisogno, infatti, di guardare la realtà con occhi rinnovati, non prendendoci troppo sul serio. Se vogliamo è il futteténne presente nella filosofia del Mangio ergo sum di Bud Spencer. Conversando insieme a Davide Riserbato (nel libro Filastrocche e canarini [Cantagalli, 2018]) con il comico Giacomo Poretti, quest’ultimo ci ha regalato una frase molto bella: la vita è una risata. Questa frase non ha nulla di blasfemo, ma è un invito a vivere nella serenità, cosa oggi così difficile».
I film di Terence Hill anche in coppia con Bud Spencer in fondo trasmettono proprio questo, anche quando, come Trinità e Bambino, i protagonisti sono dei fuorilegge che alla fine aiutano sempre il prossimo e sconfiggono le ingiustizie.
«Sì, esattamente: sono “film per tutti”, il che non significa filmetti di quarta categoria, anzi. Nel libro c’è un’intervista anche a Marco Tullio Barboni, figlio del registra che stava dietro alla camera dei Trinità (e non solo), che ricorda i grandi professionisti presenti sulle scene. I valori espressi sono poi quelli condivisibili da ogni persona di buonsenso e hanno una grande forza, lasciando un significativo insegnamento e un sano divertimento, senza rinunciare a qualche scazzottata. La comicità che ne esce è esilarante».
Comicità esilarante e qualche emozione, come deve essere stata la visione della proiezione di …continuavano a chiamarlo Trinità a Campo Imperatore?
«Certamente! Poi l’aver potuto visitare un attimo prima della proiezione i luoghi delle riprese è stato davvero molto emozionante. Ma la cosa più importante per me è la conferma della tesi dei miei libri…»
… ossia?
«Che sia Bud sia Terence sono stati uomini buoni sul set come nella vita: basta pensare che il primo ha rifiutato di lavorare con Fellini per “decenza” e il secondo di girare Rambo perché troppo violento. Un piccolo aneddoto per intenderci: Terence mi ha scritto una dedica sul mio libro e una volta finita, dopo un attimo, ha rivoluto indietro il testo per aggiungerci: “Con affetto”… questo è Terence Hill!»
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