Italia sulla cima d’Europa. È il verdetto dei Campionati europei di calcio conclusisi Wembley ai calci di rigore, con la vittoria dell’Italia sull’Inghilterra. Un trionfo, quello della squadra di Roberto Mancini, che riscalda il cuore di un intero Paese così a lungo provato dall’ultimo anno e mezzo di pandemia, e che si caratterizza per la valenza sia tecnica sia valoriale.
Iniziando dal lato tecnico, c’è da dire che mister Mancini ha raccolto una nazionale a pezzi e l’ha portata ad essere solida e vincente già ben prima degli Europei: 34 vittorie consecutive, pochissime reti incassate e comunque mai più di una a partita sono numeri da urlo, che parlano da soli e che si spiegano in primis con la solidissima difesa garantita da Donnarumma, Bonucci e Chiellini. Non solo: accanto a costoro, merita d’essere ricordata una rosa di autentici talenti: di Chiesa, Jorginho, Insigne e Spinazzola sentiremo parlare ancora a lungo.
C’è però anche un lato valoriale, alla base della vittoria europea della nostra Nazionale, che non può non essere considerato. Infatti, ignorata dai pronostici («Francia o Belgio», erano i favoriti di tanti), irrisa per le prime vittorie («contro squadre da oratorio», ha ironizzato un noto giornalista), per non essere abbastanza multiecnica («pare il Ku Klux Klan», hanno tuonato dei critici francesi), se questa squadra ha trionfato – peraltro soffiando la vittoria all’Inghilterra che, giocando in casa, considerava la cosa già fatta – è perché ha avuto un grande cuore azzurro.
Un cuore fatto in primo luogo di coraggio. Abbiamo infatti visto una squadra affrontare nazionali di prima grandezza – dal Belgio alla Spagna, fino alla stesa Inghilterra – e ritrovarsi spesso in difficoltà, ma senza mai arrendersi. Anzi, i nostri campioni hanno saputo sempre osare e reagire anche quando sembrava essere arrivato il colpo del Ko, come la rete subita a freddo a Wembley, dopo appena due minuti. Una batosta iniziale che avrebbe tramortito chiunque, ma che non ha abbattuto la nostra Italia.
In secondo luogo, ed è forza la cosa più emozionante che gli Azzurri ci hanno regalato, c’è la lezione sull’amicizia. Un sentimento che, in questi Campionati europei, è stato declinato da tanti. In primis, senza dubbio, dal mister Mancini e dal suo collaboratore Gianluca Vialli, reduce dalla lotta contro un tumore: al termine delle ultime partite i due si sono puntualmente abbracciati in lacrime. Impossibile, assistendo a questa scena, non provare brividi profondi, che solcano l’anima, difficili da tradurre a parole.
C’è poi stata anche l’amicizia tra i nostri, dimostrata in modo lampante già sul campo: ogni volta che Donnarumma faceva una parata importante, ecco che Bonucci e Chiellini correvano a complimentarsi, a darsi la carica: e viceversa, quando i nostri difensori interrompevano un’azione di gioco pericolosa. Infine, merita d’essere ricordata l’amicizia dell’intero gruppo. Le immagini, filtrate dai social, degli Azzurri ebbri di gioia che sul pullman cantano Notti magiche, riscattando idealmente – e non solo – le delusioni dei grandi campioni che li hanno preceduti, sono un monumento ai legami intergenerazionali, quelli forti, destinati a durare.
Ecco che allora, celebrando una grande vittoria sportiva, ci troviamo ora a commentare emozioni e valori autentici – la determinazione, la capacità di sfidare i pronostici prima degli avversari, lo spirito di squadra, il legame alle proprie radici – che hanno molto da dire anche nella vita di tutti giorni: e che possono rendere campione ciascuno di noi. Anche per questo grazie, Azzurri.
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