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La predica corta – Camminare sulle acque turbolente delle vicende del mondo
NEWS 13 Agosto 2023    di don Gabriele Brusco

La predica corta – Camminare sulle acque turbolente delle vicende del mondo

XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

La folla rimane meravigliata davanti al miracolo della moltiplicazione dei pani. Anche gli apostoli rimangono estasiati. Hanno dato da mangiare a migliaia di persone con cinque pani e due pesci. Alla fine tornano addirittura con dodici ceste di avanzi. Vorrebbero magari rimanere a conversare sull’accaduto, cercare di comprendere, magari anche attribuirsi qualche merito riguardo al miracolo, magari togliendolo all’unico artefice: Dio.

Ad ogni modo Gesù non permette che ciò avvenga e costringe gli apostoli ad andarsene. Li deve costringere proprio perché erano recalcitranti. Volevano godere ancora un po’ di quel momento di gloria insieme a Gesù. Egli però non la pensa allo stesso modo, anzi, evita sempre di cadere nella vanagloria e si allontana andando sul monte a pregare da solo.
Dovremmo imparare da Lui ed evitare di stare al centro delle attenzioni. La preghiera è sempre il rifugio sicuro.

Sulla barca intanto gli apostoli sono in balìa delle onde. Indaffarati nel governare l’imbarcazione per raggiungere la sponda, nonostante il vento contrario, si spaventano quando vedono Gesù camminare sulle acque. Quando capiscono che è davvero Lui, e non un fantasma; quando comprendono che può fare anche questo tipo di miracoli, Pietro decide di imitarlo: se ha collaborato nella moltiplicazione dei pani può anche riuscire a camminare sulle acque. All’inizio riesce, ma poi la paura diventa più forte della fiducia in Dio. Il dubbio lo fa affondare. Gesù gli spiega che la ragione del fallimento sta nel non avere abbastanza fede, nel dubbio.

Alla fine entrambi salgono sulla barca e il vento cessa. È evidente che Gesù ci vuole insegnare ad avere fiducia in Lui senza lasciare spazio al dubbio, alle considerazioni umane, alla paura. Le parole che Gesù rivolge a Pietro valgono per gli altri discepoli e anche per ognuno di noi. Come Pietro noi diciamo di essere amici di Cristo, di volerlo seguire in capo al mondo… eppure, appena arriva la difficoltà, quando Gesù ci chiede di essere più coraggiosi, di andare in fondo nell’annuncio al Vangelo, ci lasciamo abbattere dalla nostra umanità che fatica a riconoscere la divinità di Dio. Anche noi, troppo spesso, vogliamo vedere il Cristo dei miracoli senza fare sforzi. Vogliamo tutto facile.

L’affermazione di fede degli apostoli: “Davvero tu sei il figlio di Dio!” dovrebbe essere il nostro punto di partenza. Da lì possiamo fare qualsiasi cosa. Non si tratta di provare a camminare sulle acque o di moltiplicare il pane. Si tratta di essere cristiani nella nostra società. Per Pietro il problema erano il vento, le onde, l’oscurità della notte e il non aver mai
camminato sulle acque. È naturale essere preoccupati, ma quando si lascia spingere dall’entusiasmo, senza altre considerazioni, Pietro cammina. È solo dopo qualche passo, quando l’amore per Cristo lascia il posto ai ragionamenti umani, che comincia ad affondare.

Anche noi dobbiamo imparare a fidarci solo di Cristo, guardare a Lui soltanto, camminando sulle acque turbolente delle vicende attuali del mondo. Cosa sono la tempesta, la guerra, il terremoto, la malattia, la peste e qualsiasi altra situazione dell’uomo quando abbiamo fede in Cristo e nella vita eterna? Non si tratta di credere in un sogno che ci possa fare attraversare gli anni della nostra vita con una certa serenità, magari inconsciamente. Si tratta di credere che sotto i miei piedi c’è una base più solida della roccia, perché mi sostiene sempre Dio che è onnipotente.


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