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Caffarra e la politica, quel “vademecum” per cattolici (coerenti)
NEWS 7 Settembre 2019    di Ermes Dovico

Caffarra e la politica, quel “vademecum” per cattolici (coerenti)

Ieri ricorreva il 2° anniversario della morte del cardinale Carlo Caffarra (1938-2017), un uomo di Dio che tra i molti insegnamenti trasmessi nella sua vita terrena ci ha lasciato anche una preziosa lezione per aiutare i cattolici – dal clero ai laici – a orientarsi nel mare magnum della politica. Come un piccolo vademecum, che nel periodo attuale si rivela tanto più necessario, sia per la presenza di politici che si dichiarano cattolici ma perseguono obiettivi (aborto, divorzio, eutanasia, “nozze gay”, ecc.) in contraddizione con l’insegnamento della Chiesa, sia per il protagonismo di alcuni sacerdoti che portano avanti battaglie politiche opinabili, anche sostenendo (vedi certi giubili per la nascita del governo Pd-5 Stelle) partiti con programmi espressamente contrari alla legge morale naturale.

Siamo nel 2006 quando Caffarra, da arcivescovo di Bologna, scrive una lettera ai sacerdoti e superiori religiosi della sua arcidiocesi in vista delle elezioni politiche di aprile. Un testo conciso, in cinque punti. Il punto 1 inizia così: «Dobbiamo rimanere completamente fuori dal dibattito e dall’impegno politico pre-elettorale, rimanendo assolutamente estranei a qualsiasi partito o schieramento politico. Questa esigenza è fondata sulla natura stessa del ministero […]». Ai punti 2, 3 e 4, l’arcivescovo proibiva di dare in uso locali ecclesiastici a rappresentanti di partito o istituzionali per campagne politiche e invitava a vigilare affinché negli spazi parrocchiali si evitasse ogni forma di propaganda elettorale (manifesti, volantinaggio, ecc.). Duole constatare che ormai i nemici della Chiesa sono invitati a pontificare nelle chiese…

Al punto 5 Caffarra affrontava quindi il nodo di cosa può e deve fare il sacerdote per aiutare il fedele che si rivolge a lui per orientarsi. Intanto, stante la fallibilità dei partiti, «l’elettore è chiamato ad elaborare un giudizio prudenziale che, per definizione, non è mai dotato di certezza incontrovertibile». Un giudizio che si basa sulle circostanze, compresa la valutazione di programmi politici e candidati.

E l’aiuto del pastore? «L’aiuto che noi sacerdoti dobbiamo dare consiste nell’illuminare il fedele perché individui quei beni fondamentali che oggi meritano di essere preferibilmente e maggiormente promossi, perché maggiormente misconosciuti o calpestati». Al contempo, Caffarra raccomandava al sacerdote di «astenersi completamente dall’indicare quale parte politica» ritenesse più affidabile: in sostanza, limitarsi a mettere in luce i princìpi generali, non negoziabili. Per approfondire, il compianto cardinale rimandava quindi al Magistero della Chiesa, in particolare alla Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica. Gli stessi contenuti in 5 punti, con l’aggiunta di un paio di citazioni illuminanti di Benedetto XVI, Caffarra li richiamava in un comunicato per le politiche del 2008.

E ancora il 4 ottobre 2010, nell’omelia per la festa di san Petronio, con la sua Bologna in piena crisi politica e senza sindaco, l’arcivescovo auspicava il sorgere di una «generazione di cattolici impegnati in politica, coerenti con la fede professata», dunque consapevoli della necessità di mettere al centro le politiche per la famiglia.

A conferma dell’importanza che Caffarra attribuiva a una retta azione politica, forniva dei criteri di giudizio anche per le politiche del febbraio 2013, quando spiegava: «La vita di ogni persona umana, dal concepimento alla sua morte naturale, è un bene intangibile di cui nessuno può disporre. Nessuna persona può essere considerata un peso di cui potersi disfare, oppure un oggetto – ottenuto mediante procedimenti tecnici [procreazione artificiale] – il cui possesso è un’esigenza della propria felicità». Nella stessa occasione, ancora senza timore di essere controcorrente, sottolineava la necessità di difendere il matrimonio e promuovere un’autentica libertà d’educazione. Finendo poi per tirare le somme: «Se con giudizio maturo riteniamo che nessun programma politico rispetti tutti e singoli i suddetti beni umani, diamo la nostra preferenza a chi secondo coscienza riteniamo meno lontano da essi, considerati nel loro insieme e secondo la loro oggettiva gerarchia». Cardinale, ci manchi.


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