Il Perù si rifiuta di subire l’imposizione dell’ideologia gender nelle scuole da parte dello Stato. E così, dopo mesi e mesi di battaglie in tutte le sedi e con tutti gli strumenti possibili, dalle piazze alle aule del parlamento, dai giornali alle tv e dai pubblici appelli alle petizioni, sabato 4 marzo oltre 1 milione e mezzo di peruviani hanno manifestato in tutte le 24 regioni del Paese scendendo in strada.
Si è trattato di una mobilitazione massiccia e incredibile, promossa dal movimento “#Conmishijosnotemetas” (ovvero “Lascia stare i miei figli, non metterti contro i miei figli”).
Nella capitale Lima ovviamente si è raccolto il maggior numero di persone, di ogni categoria sociale, età, confessione religiosa e appartenenza partitica, tra cui anche molti politici.
Come è noto, il governo peruviano, a partire dall’anno scolastico incipiente, ha deciso di modificare il Curriculum Nazionale delle scuole in base ai principi della teoria gender. Il che riguarderà soprattutto i minori, sin dalla più tenera infanzia: una vera e propria colonizzazione ideologica, mirante a fare il lavaggio del cervello alle nuove generazioni. Oltre a ciò, l’esecutivo ha palesemente violato il prioritario diritto dei genitori e delle famiglie di educare i figli in base ai valori in cui credono.
Il presidente Pedro Pablo Kuczynski, che si professa liberale, in realtà sta eseguendo l’agenda gender imposta dagli organismi internazionali e dalle lobby LGBT, infischiandosene della volontà popolare e delle convinzioni della stragrande maggioranza del suo popolo.
Beatríz Mejía, una delle portavoce di #ConMisHijosNoTeMetas, ha auspicato un passo indietro del presidente su questo tema. Massiccia la presenza del mondo cattolico, compresa la gerarchia ecclesiastica, che oltretutto ha ricordato un altro importante appuntamento: la Marcia per la Vita del prossimo 25 marzo.
I manifestanti hanno protestato pacificamente e non hanno perso l’occasione di criticare aspramente i mass media, rei di ignorare o minimizzare eventi del genere (un fenomeno comune anche in altri paesi del mondo).
La società civile del Perù si conferma sana e combattiva. Il potere politico vorrà ascoltare i cittadini?