Nel suo messaggio di Natale il Primo Ministro britannico Boris Johnson, fresco di vittoria elettorale, ha invitato il popolo a ricordare «quei cristiani in tutto il mondo che stanno affrontando la persecuzione».
Il messaggio è iniziato riconoscendo ciò che troppo spesso viene dimenticato, ossia che il giorno di Natale è «innanzitutto la celebrazione della nascita di Gesù Cristo». Il passaggio poi sui cristiani perseguitati ha ricordato che per loro «il giorno di Natale sarà vissuto in privato, in segreto, forse anche in una cella di prigione», ha detto. «Come Primo Ministro, è qualcosa che voglio cambiare. Stiamo con i cristiani ovunque, in solidarietà, e difenderemo il tuo diritto di praticare la tua fede».
Le cronache ci consegnano le Messe cancellate in Iraq “per questioni di sicurezza” e a tutela “dell’incolumità dei fedeli”, come ha dichiarato qualche giorno fa ad Asianews il cardinale Louis Raphael Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei. La cancellazione, spiega una nota del patriarcato, riguarda tutte le chiese della capitale, Baghdad.
In Siria, nella zona di Idlib, i cristiani dovranno passare il Natale senza luci e segni dentro la loro chiesa perché a loro è vietato mostrare simboli religiosi. «Non suoneremo campane», dichiara al Sir padre Hanna Jallouf, francescano siriano della Custodia di Terra Santa, «non accenderemo luci, ma faremo risuonare nelle messe di Natale il messaggio di speranza di Cristo, l’unico di cui possiamo fidarci»
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