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Boom di feste per sapere il bebè se è maschio o femmina. Ma il sesso non era sorpassato?
NEWS 9 Agosto 2023    di Raffaella Frullone

Boom di feste per sapere il bebè se è maschio o femmina. Ma il sesso non era sorpassato?

Sono anni che ci ammorbano in ogni modo per convincerci che il sesso non conta, che quello che conta è il “genere percepito”, ci ripetono che il sesso si può scegliere e cambiare, all’occorrenza, con botte di ormoni e chirurgia. Non perdono occasione per dirci che è giusto, anzi doveroso chiamare una persona con il suo “genere d’elezione”, a scuola si sono pure inventati la cosiddetta “Carriera Alias”, con cui Carlo, che praticamente non può comprare l’Amaretto al supermercato, può decidere all’improvviso di farsi chiamare Jennifer dai compagni e dai professori. E poi rimarcano che questa è la civiltà, che questi sono i valori dell’Occidente, che occorre superare il dualismo sessuale che legge tutto unicamente in chiave maschile/ femminile, che è necessario scrollarsi di dosso le rigidità patriarcali cui la nostra società è stata fin troppo impregnata e guardare oltre, dove i generi sono 58, e se ne serve uno in più si aggiunge un asterisco così come si aggiunge un posto a tavola. Poi tutto si schianta contro un’ecografia in gravidanza.

Ieri Repubblica ha dedicato infatti un articolo alla moda, di matrice americana ma che ormai sta spopolando anche nel nostro Paese, del gender reveal party, sostanzialmente una festa con tanto di torta, palloncini, e soprattutto tanti invitati in cui viene svelato, a volte agli ospiti, a volte addirittura anche i genitori, il sesso del bimbo che la mamma porta in grembo,  il tutto va rigorosamente filmato per poi essere postato affinché i posteri possano sapere. Perché è così eccitante il momento in cui tutto diventa azzurro o diventa rosa, così carica di aspettativa l’attesa di due genitori, di quattro nonni, dei fratellini e degli amici, che oggi per il Gender Reveal Party puoi rivolgerti ad agenzie specializzate, chiedere una party planner, proiettare l’ecografia sulla facciata di un palazzo, chiamare il fotografo, il videomaker, un cantante neomelodico napoletano, e arrivare spendere fino a quindicimila euro. I sessi rivelati però sono solo due. Maschio e femmina. Non ci sono altre opzioni, che strano, eppure ci dicono continuamente che i generi sono tantissimi, come quelli dell’acronimo LGBTQI+ ossia lesbiche, gay, bisexual, transgender, queer, intersexual e chi più ne ha più ne metta.

La pressione comunque è tale che oltreoceano si registrano già i pentiti della festa a sorpresa per rivelare il sesso del nascituro, anche pentiti illustri come la pioniera del gender reveal party, si tratta di Jenna Karvunidis, una mamma che nel 2008, quando era incinta di sua figlia Bianca, ha organizzato una festa durante la quale ha annunciato il sesso della bimba che portava in grembo tagliando una torta ripiena di glassa rosa, e poi ha postato video e foto sul suo blog, da cui diventato virale. Oggi la Karvunidis si dice pentita, sia perché alcuni party “un po’ sopra le righe” hanno causato delle vere e proprie tragedie, come un incendio che ha bruciato i 47.000 acri in Arizona e una festa in cui, a causa dei fuochi d’artificio, è rimasta uccisa una futura nonna. Ma la Karvunidis è pentita soprattutto perché oggi sua figlia Bianca oggi «non si identifica in nessun sesso, è infatti non binaria» ha rivelato al quotidiano inglese Guardian nel 2020 «C’è una tale ossessione per il genere che diventa limitante in molti modi, non voglio che ciò che i miei figli hanno tra le gambe guidi il loro cammino nella vita. Voglio che i miei figli crescano in un mondo in cui il genere non conta».

Che dire, il cortocircuito è servito, la confusione anche. Il principio di realtà invece, non si vede più da un pezzo.

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