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Biffi: «La sera del tradimento fu anche quella del più gran dono d’amore»
NEWS 6 Aprile 2023    di Redazione

Biffi: «La sera del tradimento fu anche quella del più gran dono d’amore»

Pubblichiamo di seguito ampi stralci di una meditazione sul Giovedì Santo del cardinale Giacomo Biffi, grande amico del Timone, fatta in occasione del Giovedì Santo del 1988.

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La sera del più gran dono d’amore è però anche la sera del tradimento. Non riusciremmo a cogliere tutto lo spessore del Giovedì Santo, se ci dimenticassimo que­st’ombra inspiegabile e tragica che incombe sull’ultima cena del Signore. L’evangelista Giovanni ce lo ricorda senza attenuazioni, dicendo che «mentre cenavano», «già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo» (Gv 13,2). Anche san Paolo nel suo racconto annota con cura che il grande regalo dell’Eucaristia è stato fatto da Gesù proprio «nella notte in cui venne tradito» (1 Cor 11,23).

Qui c’è per noi un richiamo serio e forte: questa è una storia d’amore, ma non è un romanzo rosa, rugiadoso e dolcificato. È una vicenda drammatica, che ci costringe a rievocare, insieme con la generosità del Signore, la tremen­da possibilità dell’uomo di rifiutarsi al suo Creatore. Originariamente la parola «tradire» vuol dire conse­gnare. Gesù si è lasciato consegnare ai suoi nemici, e ha voluto così patire – tra tutte le sofferenze – anche quella amara e pungente dell’ingratitudine e dell’infedeltà, inspie­gabile risposta dell’uomo alla sua iniziativa d’amore.

Dob­biamo sempre temere di noi stessi, e, se pur ci pare di voler bene al Signore, non dobbiamo mai tralasciare di pregare con trepidazione perché ci sia concessa sino alla fine dei nostri giorni la grazia della perseveranza e di un cuore riconoscente. Ma nello stesso momento in cui veniva consegnato ai suoi nemici, Gesù si consegnava anche ai suoi amici, si consegnava anche a noi, perché ogni giusta diffidenza verso noi stessi si rasserenasse nella certa persuasione dell’invincibile sua volontà di tenerci saldamente nel suo possesso e nella sua comunione.

Nonostante la nostra debolezza, nonostante la nostra pericolosissima volubilità, noi siamo e restiamo di Cristo, come Cristo è di Dio: così ci dice il cibo eucaristico di cui ci nutriamo. Anche se grande e sempre ritornante è la nostra propensione a smarrirci, l’Eucaristia ci assicura che le pecore del gregge del Signore – in virtù di questo alimento di salvezza, della assidua presenza del loro Pastore, del sacrificio redentivo che è perennemente efficace – «non andranno mai perdute» e «nessuno le rapirà» dalla sua mano (cf. Gv 10,28). (Giovedì Santo 1988) (Fonte: Card. Giacomo Biffi, un omaggio; foto: l’ultima cena da The Passion, YouTube)

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