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Benessere di coppia? Aumenta lodando Dio
NEWS 10 Luglio 2020    di Giuliano Guzzo

Benessere di coppia? Aumenta lodando Dio

Che la fede possa fare la differenza nella vita di coppia non è certo un concetto nuovo, in ambito cristiano. Lo sa bene chiunque abbia frequentato un corso prematrimoniale o, almeno una volta, abbia assistito ad una di quelle bellissime testimonianze di famiglie devote che ogni tanto vengono proposte. Decisamente meno banale, invece, è che sia una disciplina come la psicologia – tanto popolare, come noto, presso la cultura laica – a richiamare l’importanza della fede, anzi della devozione quale balsamo di una relazione felice.

Eppure è precisamente questo il cuore dell’ultima ricerca degli psicologi Frank D. Fincham e Ross W. May, recentemente pubblicata sulla rivista The Journal of Positive Psychology. In breve, i due hanno studiato 95 coppie sposate – prevalentemente cristiane, di età compresa tra i 20 e i 60 anni e unite in matrimonio almeno da un anno e reclutate in vari ambiti (chiese, negozi, biblioteche, lavanderie) -, allo scopo di confrontare e osservare il legame della gratitudine generalizzata e delle preghiere di gratitudine con il grado di soddisfazione relazionale.

In estrema sintesi, ciò che è emerso è un’associazione tra entrambe le forme di gratitudine ed il benessere coniugale; tuttavia, ciò che ha colpito Fincham e May è che, mentre le preghiere di gratitudine delle mogli erano connesse alla soddisfazione coniugale espressa dai loro mariti, il contrario non si è visto. Come mai? Semplicemente perché, hanno spiegato i due psicologi, sussiste una differenza di genere tra la devozione maschile e quella femminile, con quest’ultima spesso più energica, emotiva ed espressiva. Insomma, ringraziare Dio aiuta la coppia; e più lo si ringrazia, più la coppia ne viene beneficiata.

Perché questo? Nel tentativo di formulare una spiegazione laica, per così dire, Fincham e May ipotizzano che essere molto grati a Dio comporti sia un maggiore impegno verso il matrimonio, sia l’interpretazione dell’incapacità di onorare tale unione come una sorta di mancanza di rispetto verso l’Onnipotente e i suoi doni. E tutto questo, concludono i due psicologi, non può che comportare un aiuto per il benessere di coppia. Il che, per quanto sia sotto certi punti di vista sorprendente, appare a ben vedere credibile.

Già, anche perché esiste una poco conosciuta lettura che, da tempo, conferma la visione morale della Chiesa quale espressione del vero bene di coppia. E ciò è vero anche per la castità prematrimoniale, come prova tra i tanti uno studio uscito ancora nel 2010 sul Journal of Family Psychology e curato dai ricercatori della Brigham Young University’s School of Family Life, i quali, esaminando un campione di 2.035 soggetti sposati, hanno riscontrato come la castità prematrimoniale renda la coppia più solida, favorendo un miglioramento della qualità della vita dei partne

Analogamente, una ricerca, pubblicata su Psychological Science nel 2012, considerato un campione di 1.659 di fratelli dello stesso sesso seguiti dall’adolescenza all’età adulta, aveva riscontrato come le coppie che hanno atteso a coronare il loro rapporto con l’incontro sessuale abbiano evidenziato minore insoddisfazione nella vita relazionale. Per quanto apparentemente superata, insomma, la morale cristiana rimane quanto mai attuale e trova elementi di riscontro nella ricerca più laica e insospettabile.

Ecco la ragione per cui il legame tra gratitudine verso Dio e soddisfazione di coppia osservato dagli psicologi Fincham e May appare credibile: perché conferma che a fare la differenza, in una relazione, è sempre la fede. Quella stessa fede che per qualcuno è solo un reperto del passato mentre rimane, studi scientifici alla mano, un formidabile collante di coppia.


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