«Sempre più istituzioni cattoliche fossil-free» di Luca Attanasio, da Vatican Insider
Prende il via domani da Assisi, nel giorno più simbolico dell’anno – la festa di San Francesco – la nuova fase del percorso di disinvestimento dai combustibili fossili che sempre più istituzioni cattoliche hanno fatto proprio.
Partita solo esattamente un anno fa, la «Campagna Fossil Fuel Divestment» lanciata dal Global Catholic Climate Movement, è passata nel giro di 12 mesi da qualche interesse a quaranta adesioni di importantissime istituzioni cattoliche di tutto il mondo. E domani, alla presenza del premier Gentiloni, in quello che sarà il più grande annuncio congiunto di impegno a ricorrere a fonti di energie alternative per chiudere con lo sfruttamento dei fossili, da Assisi farà il giro del mondo.
«Agli inizi, il pontificato si aprì con le indicazioni di papa Francesco con cui precisò il triplice motivo della scelta del nome: pace, poveri e ambiente – ha dichiarato padre Mauro Gambetti custode del Sacro Convento nell’annuncio della decisione di disinvestimento dalle fonti fossili del Sacro Convento – Per la Festa di San Francesco, attingiamo ai suoi gesti per rinnovare il nostro impegno». «L’impegno del Sacro Convento – gli fa eco padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa – va nella direzione della “Laudato si’”, bussola imprescindibile per incarnare uno dei valori del carisma francescano, il rispetto del Creato. Vogliamo far sì che giorno dopo giorno l’esortazione di papa Francesco diventi segno e gesto concreto».
Le adesioni alla campagna provengono da ogni continente e riguardano organizzazioni di ispirazione religiosa di altissimo livello. Oltre al citato Sacro Convento, hanno scelto di disinvestire altre 39 istituzioni come la Conferenza episcopale del Belgio, l’arcidiocesi cattolica di Città del Capo, vari organismi finanziari tra cui la Banca per la Chiesa e la Caritas della Germania o la Oikocredit Belgium (un’istituzione finanziaria ecumenica tra i maggiori enti erogatori di micro finanza, ndr), l’intera diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino.
La mobilitazione mondiale, che intendeva prendere sul serio e mettere immediatamente in pratica le parole della Laduato si’, sta raccogliendo nuovi adepti anche sul fronte laico: un migliaio circa di investitori di tutto il mondo, che gestiscono strutture per un valore pari a circa 6 trilioni di dollari, si sono detti pronti a intraprendere vie alternative mentre vari comuni e città sedi di organismi religiosi che hanno aderito, percorreranno la stessa strada: il Comune di Assisi, è stato tra i primi a seguire l’esempio.
La decisione di dire basta ai combustibili fossili, passa dall’utilizzo di pannelli solari nei propri edifici – o gesti ancora più semplici quali impiego ragionato di acqua, elettricità etc. – fino al rivolgersi a enti finanziatori che abbiano nel proprio codice etico, il rispetto assoluto dell’ambiente. È esattamente questo che chiede ripetutamente il Papa nell’invocare – anche in occasione della recente Giornata mondiale per la Custodia del Creato, 1 settembre, congiuntamente al patriarca Bartolomeo I – una conversione ecologica personale e comune.
«Il 6 aprile scorso – si legge nella dichiarazione approvata dai vescovi in sede di Conferenza episcopale del 14 Settembre 2017 – i vescovi del Belgio hanno firmato la “Carta per la Buona Gestione delle Proprietà della Chiesa”, in cui invitano le istituzioni ecclesiastiche ad integrare criteri etici negli investimenti finanziari, così che essi siano in linea con la Dottrina Sociale della Chiesa. I vescovi si associano all’appello di Ecokerk e Oikocredit per integrare la “Laudato si’” nella politica degli investimenti finanziari delle diocesi e decidere di chiedere alle istituzioni finanziarie di dare priorità agli investimenti in: compagnie che guardano ad un futuro energetico sostenibile, compagnie impegnate a utilizzare maggiormente fonti energetiche rinnovabili; imprese e progetti che riducono la domanda energetica e promuovono l’efficienza nell’uso dell’energia».
Quello del disinvestimento è un movimento fondamentale per il futuro dell’umanità, segno, oltre che di rispetto per l’ambiente, anche di rivoluzione culturale. Per l’arcivescovo Desmond Tutu, infatti, il Divestment Movement «ha giocato un ruolo fondamentale nella liberazione del Sud Africa. Le multinazionali comprendevano la logica del denaro molto meglio dei dettami della morale. Il cambiamento climatico è una questione profondamente morale. Qui in Africa vediamo persone soffrire tremendamente la siccità, l’aumento dei prezzi degli alimenti, le inondazioni, anche se non sono loro i colpevoli di questa situazione. Ancora una volta possiamo unirci come mondo e fare pressione dove serve».
«La chiarezza morale di queste quaranta istituzioni, le sempre maggiori unità e compattezza di tante istituzioni nel fare pressioni etiche – ha dichiarato Tomás Insua, direttore Esecutivo del Global Catholic Climate Movement, in perfetta continuità con il noto presule sudafricano – è motivo di profonda gioia. La loro leadership lancia un percorso che la Banca mondiale e i suoi organi finanziari dovrebbero seguire. Considerato che la Banca mondiale in questi giorni si riunisce a Washington, D.C., speriamo che i suoi dirigenti notino che il movimento fossil free è cresciuto notevolmente ed è sempre più forte».