C’è una pagina tutta dedicata alla richiesta di esorcismi nel sito web dell’arcivescovado di Malinas in Belgio. Il Paese ha otto diocesi: quattro di queste forniscono i dati di contatto per richiedere esorcismi. In realtà, non è così frequente la necessità di un vero e proprio esorcismo, ciò che può aiutare spesso però sono le preghiere di liberazione. Altre volte invece basta ascoltare e guidare le persone. Nella diocesi di Liegi si può accedere così al servizio “EAE” (“Ascoltare, accompagnare, esorcismo”) con un telefono e un’e-mail in maniera anonima. In quella di Tournai sono presenti due esorcisti diocesani, Michel Decarpentrie e Pierre Depelchin, ognuno con i propri dati di contatto e orari di reperibilità.
I casi di possesso in sé sono rari, ma si verificano. Non si conosce con precisione il numero di persone che hanno fatto ricorso all’esorcismo nel Paese, ma si sa che l’abbazia di Averbode dei canonici premostratensi, nella regione delle Fiandre, oltre a essere nota per la birra e il cibo artigianale, è diventata l’epicentro della richiesta di esorcismi. Kristof Smeyers, che studia storia della magia, della scienza e della religione presso l’Università Cattolica di Lovanio e sta analizzando il caso delle Fiandre, stima che l’abbazia risponda a un migliaio di richieste all’anno. In molti di questi casi non è poi necessario l’esorcismo, ma la preghiera. Conducendo interviste e questionari alle persone coinvolte ha osservato che almeno la metà di queste afferma di stare meglio da quando ha subito esorcismi o preghiere di liberazione.
A Bruxelles, il parroco di Trois Vignes, Thierry Moser, laureato in psicologia clinica (ordinato a 36 anni dopo anni di pratica psichiatrica), compie circa 200 esorcismi all’anno e riesce a malapena a soddisfare la domanda. Già da sacerdote è stato cappellano per anni in due centri psichiatrici: conosce bene la malattia mentale e come danneggia i pazienti e i loro familiari. «Tutti si sentono attaccati dal diavolo e aspettano di essere liberati», ha detto Moser in un’intervista che ha coinciso con la visita di papa Francesco in Belgio. «La nostra prima preoccupazione è accogliere le persone senza giudicarle», ha affermato. Moser ha anche detto che le persone che si rivolgono a lui provengono da diversi ambienti, persino da contesti non cattolici. Questi vengono accolti in uno spazio apposito nel quartiere operaio di Marolles, a Bruxelles, con una squadra di cinque persone che lavorano nel suo “ministero di esorcismo”.
Nella sua squadra si è aggiunto da circa un anno Jacques Beckand, un diacono che è stato addestrato a eseguire esorcismi nella città francese di Lione. «Sento che siamo una specie di ospedale da campo per la Chiesa», dichiara il diacono, citando un’espressione di papa Francesco. La sessione di esorcismo si apre con una preghiera preparatoria tra gli officianti, che lavorano a coppie. Dopodiché, la sessione di preghiera continua includendo la persona che cerca aiuto, e a volte vengono incorporati anche alcuni canti. Al centro della pratica c’è la lettura solenne di un testo noto come “Rito di esorcismo maggiore”, che può essere proclamato solo con l’espressa autorizzazione della gerarchia cattolica. «Non siamo maghi», disse Beckand, «non abbiamo trucchi o formule di magia. Ma quello che facciamo è riportare le persone alla loro relazione con Dio».
Per la diocesi di Namur vengono forniti i dati di altri due esorcisti, il monaco premostratense o norbertino Daniel-Marie Ramiro e il sacerdote dei Missionari d’Africa Jean-Pierre Bondue. Sul sito web della diocesi di Namur riferiscono che il loro servizio è prima di tutto un servizio di ascolto per le persone afflitte. Jean-Pierre Bondue vive in una casa con missionari in pensione di oltre 90 anni, e alcuni giovani studenti, e ha ricevuto l’incarico di esorcista nel 2023, a ben 87 anni. L’esperienza di 60 anni passati in Africa lo aiuta oggi ad approcciarsi a una nuova forma di neopaganesimo che vede sempre più persone avvicinarsi al demoniaco – come abbiamo approfondito nel numero della nostra rivista di questo mese. Jean-Pierre Bondue vede che in Belgio, come in Africa, molte persone vanno dagli stregoni o figure simili e poi sentono di essere state “maledette” o vittime di malocchio. «Si sentono posseduti, oppressi. Per loro è preziosa la parola e la preghiera di liberazione, senza dimenticare la benedizione», spiega.
Padre Bondue viene aiutato da padre Daniel-Marie, che era cappellano delle cliniche universitarie di Mont-Godinne. È stato reclutato nella clinica dal precedente esorcista padre Paul Léonard, poiché sopraffatto dai troppi casi. Se si chiede a questi due sacerdoti qual è il loro compito principale risponderebbero più o meno così: pregare molto e ascoltare molto le persone. Daniel-Marie racconta il caso di una donna che accompagnavano nell’abbazia di Leffe: «Il volto di questa donna non aveva più un aspetto umano. Ho pensato questo quando l’ho vista. Ho fatto un grande esorcismo, ho pregato per due ore. A poco a poco si è calmata e alla fine si è addormentata. È tornata dopo qualche giorno per ringraziarmi. Era molto cambiata, non l’avrei mai riconosciuta». È Gesù che libera, insistono i sacerdoti.
Daniel-Marie aggiunge che, a differenza dei guaritori ciarlatani e di guru – , un esorcista cattolico non chiede soldi per il suo tempo di ascolto o di preghiera. Di solito riceve i casi nell’abbazia di Leffe, ma a volte si reca nelle case quando si verificano strani fenomeni. «Quando chiedo se la casa è stata benedetta, spesso mi rispondono di no. Allora lo faccio. Con i poveri mezzi che abbiamo dobbiamo restituire a queste persone la via della speranza, restituire loro il sorriso», spiega. È chiaro che «dove la fede decade, predomina la superstizione».
Un servizio del canale VRT.be ha affrontato il tema dell’ingente richiesta di esorcismi nella regione delle Fiandre. In questo servizio hanno parlato tre sacerdoti esorcisti, di cui uno ha spiegato quanto tempo richieda il loro ruolo: bisogna ascoltare attentamente le storie delle persone. Esegue tre sessioni al giorno e non passa un giorno senza che riceva nuove richieste. Dice che molte persone che lo consultano si sentono bloccate nelle loro vite da una forza sovrumana, soprannaturale.
Si adattano a questo contesto le parole del Papa che qualche giorno fa in un’udienza si è rivolto così ai fedeli: «Assistiamo a uno strano fenomeno riguardo al demonio. A un certo livello culturale, si ritiene che semplicemente non esista. Sarebbe un simbolo dell’inconscio collettivo, o dell’alienazione, insomma una metafora. Ma la più grande astuzia del demonio è “far credere che non esiste”, come ha scritto qualcuno. E così lui domina tutto».
Eppure, mentre le nostre società intendono cancellare Dio da ogni ambito «il nostro mondo tecnologico e secolarizzato pullula di maghi, di occultismo, spiritismo, astrologi, venditori di fatture e di amuleti, e purtroppo di sette sataniche vere e proprie», ha aggiunto il Papa. Ecco allora che si realizza la massima chestertoniana «quando la gente smette di credere in Dio, non è vero che non crede in niente, perché crede in tutto». Anche al demonio. (Foto: Imagoeconomica)
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