«Nella Beata Hanna Chrzanowska, a 45 anni esatti dalla sua nascita al cielo, la Chiesa celebra la creatività della carità cristiana, che spalanca le sue braccia, come Gesù Buon Samaritano, all’accoglienza, alla protezione e alla cura dei malati, dei sofferenti, dei deboli». Sono le parole iniziali dell’omelia del cardinale Angelo Amato, prefetto delle Cause dei Santi, che due giorni fa a Cracovia ha beatificato l’infermiera laica Hanna Chrzanowska (1902-1973).
La beata ha dedicato la maggior parte della sua vita a fornire assistenza ai disabili, ai malati cronici, alle persone sole e abbandonate. Ha anche lavorato in scuole per infermieri in Polonia, prestando servizio come istruttore in infermieristica di comunità.
Nata a Varsavia da padre cattolico, poco praticante, e mamma protestante, la sua fu un’infanzia difficile a causa della salute cagionevole. Visse una vera e propria conversione prima della Seconda guerra mondiale. «A trent’anni», ha detto il cardinale Amato, «la sua vita di fede ebbe una svolta decisa verso la santità, coltivata con la preghiera, con la comunione e l’adorazione eucaristica, con gli esercizi spirituali, con la recita del santo rosario. Come Oblata benedettina, Hanna visse con entusiasmo e gioia il carisma benedettino di preghiera liturgica e di lavoro professionale verso gli ammalati».
«A tutti Hanna ricordava la speranza della felicità eterna in paradiso. Gli ammalati erano contenti di averla vicina, perché comunicava loro serenità, ottimismo e speranza di guarigione e di salvezza eterna. Una testimone la chiama «Angelo della speranza cristiana».
Ideò un sistema di assistenza domiciliare ai malati, inventando un nuovo modo di svolgere la professione che chiamava «infermieristica aperta». Tale modalità recava sollievo non solo al malato, ma anche ai famigliari che lo assistevano. In questa sua attività che cominciò nel 1957 coinvolse anche le parrocchie per aprirle all’accoglienza dei malati, fu in questa sua attività che entrò in contatto con un sacerdote che divenne poi vescovo, cardinale e, infine, papa.
L’amicizia con Karol Wojtyla fu molto importante per la Chrzanowska da un punto di vista spirituale, e per il futuro Papa l’incontro con l’infermiera fu una via per camminare dentro la cura delle miserie umane. «Grazie a te, Signora Hanna, che hai vissuto in mezzo a noi», disse l’allora arcivescovo Wojtyla nell’omelia delle esequie di Hanna da lui celebrate nel 1973. Perché «sei stata per noi tutti l’incarnazione delle Beatitudini di Cristo, specialmente di quella che dice: “Beati i misericordiosi”».
«Contemplando la figura di Hanna, china sugli ammalati», ha concluso il cardinale Amato davanti alla folla di Cracovia, «apprendiamo anche noi a chinarci sugli indigenti, ad aver cura di coloro che hanno bisogno di conforto, di sostegno, di incoraggiamento, di aiuto».
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