«In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18, 3). Tra 24 giorni esatti festeggeremo la nascita secondo la carne, dal grembo verginale di Maria Santissima, di Colui che circa duemila anni fa si abbassò, discese in mezzo a noi facendosi bambino. I grandi, spesso, questa verità la dimentichiamo e non sappiamo che farcene di un Bambino così, che il cielo ha voluto si chiamasse Gesù. Un nome non casuale: «Dio è salvezza», è il suo significato. Questa verità – che quel piccolino festeggiato il 25 dicembre è il Salvatore – i bambini cresciuti nella fede la custodiscono invece come un grande tesoro.
Così ieri abbiamo provato un senso di gratitudine nello scoprire, prima in modo scarno sull’Ansa e poi con qualche dettaglio in più su diversi giornali, ciò che ha fatto una bambina veneta di 10 anni. In una quinta elementare della Riviera del Brenta, la classe stava facendo da alcuni giorni le prove del canto Buon Natale in allegria, che alla fine di una strofa recita: «Questo è il giorno di Gesù!». Le insegnanti hanno pensato di cancellare il nome di Gesù dalla canzoncina natalizia per “rispettare”, come da anni sentiamo dire ogni volta che sorgono casi del genere, i bambini non cristiani. Il che è come voler raccontare una storia senza citare il protagonista.
Ma la piccola di 10 anni, appena ha saputo che il nome di Gesù sarebbe stato omesso, ha resistito. Si è armata di carta e penna e ha iniziato a raccogliere firme tra i compagni perché venisse lasciato intatto il testo originale. Ha scritto anche una letterina di cinque righe alla preside: «A Natale è nato Gesù e noi lo vogliamo dire a tutti. Vorremmo chiedere se il testo della canzone “Natale in allegria“ potesse rimanere originale, con la parola Gesù». La sua singolare petizione è stata firmata dalla quasi totalità dei bambini, spingendo le maestre a ripristinare il nome di Gesù.
La mamma della bambina ha saputo della piccola grande battaglia condotta dalla figlia solo a cose fatte. La marcia indietro delle insegnanti è in sé un fatto positivo, ma certo non c’è da illudersi perché l’azione che l’ha preceduta – l’idea di censurare Nostro Signore – è in generale figlia di una cultura laicista sempre più pervasiva, che distorce il senso della laicità ed è diventata come una religione a sé stante, negando Cristo e la sua Verità eterna per affermare il proprio vuoto relativismo. Davanti al vuoto proposto dai grandi, la bambina ha detto che il re è nudo, non accettando la bugia di chi le proponeva di celebrare il Natale senza il suo Protagonista. Il nome di Gesù, il presepe, il crocifisso, qualsiasi altro segno cristiano, come ogni verità di fede e di morale, sono uno scandalo per il mondo che rifiuta Dio; e già il vecchio Simeone, prendendolo in braccio nel tempio, aveva avvertito che quel Bambino sarebbe stato «segno di contraddizione, perché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2, 34-35).
Perciò diciamo grazie alla piccola di 10 anni, che ha svelato il suo cuore semplice, ricordandoci che non c’è Natale senza Gesù e che siamo chiamati a ritornare «come bambini», testimoniando Dio nella nostra vita, per entrare nel regno dei cieli.
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