I DOMENICA DI AVVENTO – ANNO C
Il tempo di Avvento ci invita a una più intensa e significativa vita spirituale: ne cogliamo la bellezza ogni volta che sentiamo la fragilità umana, in tutta la sua dirompente incisività, nei momenti della tribolazione, della fatica e dello scoraggiamento. I segni di distruzione che ci circondano – e che non si limitano alla sola distruzione materiale, purtroppo – sono una provocazione continua a comprendere che cosa ci sia di realmente solido nella nostra vita. C’è qualcosa che regge il colpo del male? C’è qualcuno che regge il confronto e che vince? La nostra attesa è tutta qui: chi vincerà il mistero del male? La pagina evangelica che caratterizza questa prima domenica del tempo di Avvento è tratta dal Vangelo di Luca e ci offre lo sguardo di Gesù sul mistero del male che sembra mettere fine alla storia. Tuttavia, ciò che fa finire il mondo segnato dal male non è l’effetto del male stesso, ma la venuta del Figlio dell’Uomo. Riflettiamo su queste parole per non sprecare questo tempo forte!
Angoscia e paura. La descrizione di Gesù sugli avvenimenti apocalittici si ferma in particolare sulla reazione degli uomini: angoscia dei popoli e paura degli uomini. Queste espressioni colpiscono in modo particolare perché descrivono una reazione che ben conosciamo, che è esperienza di molti. Le cose ultime – espressione antica e vivacemente efficace – turbano il cuore: la paura e l’angoscia diventano le ragioni del nostro comportamento. Può essere questa la via autentica? No! Il male ama i suoi effetti e li suscita nella certezza di farci aderire ad esso come se tutto fosse inevitabile, come se non ci fosse alternativa. La fede cristiana non si rassegna mai al male. Il male, anche nelle sue forme più lievi – se poi esistono – non è tollerabile. Quando le ragioni della nostra vita nascono dall’angoscia e dalla paura di ciò che sta accadendo, non possiamo che tradire l’essenza stessa della nostra fede, accettando che il male ci costringa ad abbracciarlo, anche solo nella forma della tolleranza.
Il Figlio dell’Uomo. Al male, dunque, come rispondiamo? La risposta è questa: il Figlio dell’Uomo è la nostra liberazione, è la nostra speranza. Questo livello basilare della fede cristiana è completamente disatteso. Capita che le nostre attese siano riferite a soluzioni tecniche o morali, condivise da tutti o comprensibili per tutti: trattati sulle emissioni, affermazione di presunti diritti. Tutto questo è inconciliabile con la ferma certezza che la sola riposta al male è la salvezza che il Figlio dell’Uomo offre a ciascuno di noi, nel misterioso travaglio della conversione, nella dolorosa esperienza della radicalità evangelica. Noi attendiamo Cristo: non che il male vinca o che sia tollerato. L’Avvento semplifica le nostre attese: solo il Signore è la risposta al male.
Non attendiamo il male, ma la salvezza: non abbiamo paura, infatti coltiviamo la speranza.
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