All’indomani delle elezioni europee, campeggiano su molti giornali titoli come questo: Europee: tra gli studenti fuori sede stravince Alleanza Verdi e Sinistra, a seguire il PD. Ebbene sì, perché ben il 40% dei 17.500 studenti che hanno votato fuori casa hanno scelto Alleanza Verdi e sinistra (facendo eleggere Ilaria Salis), seguita dal Pd con il 26,6% (ecologismo & progressismo is the new falce & martello). Questo è un risultato verosimilmente frutto dell’indottrinamento ideologico delle università, da un lato, e del mondo degli influencer dall’altro, universi apparentemente distantissimi, ma nichilisticamente molto vicini se non sovrapponibili.
Entrambi veicoli della cosiddetta ideologia woke (letteralmente “sveglio”) un aggettivo inglese con il quale ci si riferisce allo “stare allerta”, “stare svegli” nei confronti delle ingiustizie sociali o razziali. La voce è entrata nei dizionari della lingua inglese nel 2017 attraverso il movimento attivista statunitense Black Lives Matter. Un’ideologia che sta producendo una vera e propria strage valoriale, in quanto deriva ultima di un processo di erosione etica, tipico di un tempo come il nostro, ormai post-cristiano in cui sono saltati i legami con la tradizione.
ADDIO ALLA SCUOLA “MAGISTRA VITAE”
Per cui anche la scuola avendo abbracciato il dogma dell’ “inclusività” che ormai consiste solo o nel boicottare un gruppo politico-culturale rappresentativo di una sfera di valori tacciandolo di fascismo e negando di fatto la possibilità di potersi esprimere liberamente o condannando il passato sulla base della sensibilità contemporanea arrivando a censurare testi scolastici o cancellando autori del passato, ha perso il suo potere educativo.
L’INTOLLERANZA DELL’IGNORANZA
Insegnare alle nuove generazioni a tollerare le opinioni altrui non significa, infatti, necessariamente spingere a condividerle, ma al contrario, insegnare ad avere un pensiero critico attraverso l’ascolto e il dialogo dialettico, ma tutto sulla base di una conoscenza adeguata, però. Ciò che sfugge, infatti, proprio nei contesti in cui domina la cultura woke, è che anche per rinnegare la Tradizione in blocco, è necessario innanzitutto conoscerla, cosa che non ci si preoccupa più di fare, affidandosi al pensiero dell’ideologo (che sia un influencer, che sia un personaggio televisivo o politico) di turno, portavoce di un pensiero “parcellizzato” basato su un principio aprioristico di selezione che dunque non stimola, affatto, la riflessione critica.
LA GENERAZIONE “SNOWFLAKES”
Il risultato è una generazione di giovani psicologicamente fragili, disorientati, ribattezzati “generazione snowflakes”, fiocchi di neve. Così capita che «essere giovani oggi è tremendo. Perché sei senza punti di riferimento», come ha dichiarato un giovane cantante italiano, Ultimo, in una recente intervista al Corriere della Sera. «Cosa intende, Ultimo?», ha domandato il giornalista. «Non conosco nessun ragazzo della mia età che vada a votare, e nessuno che vada in chiesa».
AGENZIE EDUCATIVE, DOVE SIETE?
Il punto è che anche i giovani che hanno votato, evidentemente, hanno espresso preferenze sulle quali riflettere; e questo è un fenomeno che deve preoccuparci, perché è i giovani di oggi sono i genitori di domani, per cui le principali agenzie educative (Chiesa, scuola e ovviamente famiglie) debbono rimboccarsi le maniche, perché avanza una generazione che ha in testa solo l’ecologismo e le battaglie ideologiche e che fa danni non tanto e non solo alle elezioni, ma a sé stessa, nella misura in cui è senza valori o ne abbraccia di pericolosi.
PROTESTE UNIVERSITARIE E BURATTINAI
Questione che si è posto anche il Timone di giugno (qui per abbonarsi), sulle cui pagine i lettori possono trovare un’indagine sulle proteste proliferate nelle universitarie in seguito alla tragedia di Gaza, proteste all’apparenza spinte dall’idealità umanità e spontanee, ma che in realtà hanno degli sponsor molto generosi, al punto che non si capisce se in esse, alla fine, prevalga l’idealismo o l’ideologia e il suo vuoto.
LA PIETRA TOMBALE DELL’ASTENSIONISMO
Un vuoto che, a ben vedere, si rispecchia anche nel dato più generale, sull’affluenza, che si è fermata al 49,7%, ben 5 punti percentuali in meno rispetto al 54,5% delle Europee 2019. In alcune regioni come la Sicilia, il tasso di partecipazione è sceso addirittura sotto il 40%. E l’astensionismo sembra aver rappresentato, a sua volta, davvero la pietra tombale generale di ogni slancio di ideale politico e valoriale, di cui il voto degli studenti fuori sede rappresenta iconicamente la sacca (Fonte foto: Imagoeconomica)
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