mercoledì 20 novembre 2024
  • 0
«Avevo un miliardo di dollari, l’ho usato per dare ai giovani un’istruzione cattolica»
NEWS 7 Luglio 2023    di Manuela Antonacci

«Avevo un miliardo di dollari, l’ho usato per dare ai giovani un’istruzione cattolica»

Dall’orfanotrofio, alla ricchezza più sfacciata, fino alla vendita di tutti i suoi beni per il regno di Dio. In questi pochi passaggi si potrebbe riassumere la singolare storia di Thomas Monaghan, fondatore di Domino’s Pizza, che a EWTN News InDepth, il 23 giugno, ha raccontato i suoi straordinari cambiamenti di vita culminati nella fondazione di una struttura tutta dedicata ai giovani che desiderino ricevere un’educazione cattolica “ben formata”. Tutto iniziò, ha raccontato, quando aveva 4 anni e in seguito alla morte di suo padre, sua madre lo mandò insieme ai suoi fratelli a studiare presso la “St. Joseph’s Home for Boys”, un orfanotrofio a Jackson, nel Michigan.

«L’orfanotrofio era fondamentalmente una prigione», ha detto Monaghan nella sua intervista per EWTN News In-Depth – «50 ragazzi, suore polacche, molto severe, ma anche molto sante». Ciò che lo fece accostare maggiormente all’esperienza della fede fu il compito quotidiano che gli era stato affidato in orfanotrofio: pulire la piccola cappella. Questo semplice servizio finì per avvicinarlo al Santissimo Sacramento. Come afferma lui stesso: «Mi sentivo in un posto speciale e, naturalmente, sapevo che Gesù era nel tabernacolo lassù». Dopo aver lasciato l’orfanotrofio, Monaghan si unì al Corpo dei Marines degli Stati Uniti. In seguito, mentre era alla ricerca di un lavoro, suo fratello gli diede l’idea di acquistare una pizzeria in vendita ad Ann Arbor, nel Michigan che si chiamava “Domi-Nick’s”.

«Un buco nel muro. Era in svendita a 500 dollari, ma è diventata la più grande catena di pizzerie al mondo» e a cui Monaghan cambiò il nome da “Domi-Nick’s” a “Domino’s” aprendo altre due sedi nel Michigan.  Nei due decenni successivi, l’imprenditore apportò dei cambiamenti che segnarono il suo successo ridisegnando la scatola della pizza in modo che si mantenesse calda più a lungo. Si concentrò, inoltre, sull’asporto e sulla consegna, accelerando i tempi di cottura, grazie alla progettazione di uno speciale forno per pizza a nastro trasportatore, per cuocere le pizze più velocemente.

Insieme a tutto questo, ciliegina sulla torta che gli garantì il successo, fu la strategia di marketing con cui garantiva ai clienti che se non avessero ricevuto una pizza calda in 30 minuti sarebbero stati rimborsati. «Ho iniziato nel 1960. Era il 1980 e siamo decollati come un razzo. Siamo stati la catena di ristoranti in più rapida crescita nella storia del mondo. Nel 1985 abbiamo aperto 954 negozi. Più di chiunque altro in un anno. Nel 1980 avevamo circa 300 negozi, nel 1986 ne avevamo circa 5.000» – racconta Monaghan.

Tuttavia, man mano che l’attività cresceva in modo esponenziale, Monaghan ha confessato che cominciava a perdere di vista le cose essenziali, distratto dai beni materiali. «Non ero pronto per tutto questo, come invece credevo» – ha ammesso. «Andavo a Messa tutti i giorni, praticavo la mia fede, leggevo molti libri spirituali, e pensavo “ce la faccio, ce la faccio”, ma ero entrato nel vortice del lusso, giustificando l’acquisto di yacht e aeroplani. La mia vita era diventata un treno che viaggiava ad alta velocità e stava per trasformarsi in un disastro ferroviario».

Fu solo la lettura di C.S. Lewis ad aprirgli gli occhi, facendogli capire che stava inseguendo i beni materiali per dimostrare agli altri che era un uomo di successo. «C.S. Lewis diceva che il motivo per cui miri così in alto, non è che desideri veramente ciò che vuoi, ma è dimostrare che puoi vendere e guadagnare più di altre persone, avere più soldi di chiunque altro, e ho pensato, “questo non è quello che voglio essere».

Così, nel 1988, Monaghan decide di vendere Domino’s Pizza per un miliardo di dollari e con quei soldi costruisce una chiesa e l’“Ave Maria University”. Oltre alla chiesa e all’università, fa erigere anche una sorta di cittadella chiamata “Ave Maria”, dove i giovani cattolici possono studiare, vivere la fede con le loro famiglie e crescere in comunità. «Voglio essere un faro per l’istruzione superiore cattolica» – ha dichiarato. Oggi nel paese dell’Ave Maria vivono circa 33.000 persone. L’area ha i suoi quartieri, ristoranti, bar, parchi e la chiesa, che si trova al centro della città. L’università è frequentata da 1.200 studenti che possono scegliere tra una vasta gamma di materie, dall’economia, alla biochimica e alla fisica.

Monaghan spera che ogni studente possa uscire da lì come «cattolico ben formato» e vuole «attivare corsi nei campi di studio di cui la Chiesa ha più bisogno oggi». (Fonte foto: screenshot Youtube, EWTN)

ABBONATI ALLA RIVISTA!


Potrebbe interessarti anche