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Avanza la «persecuzione dolce» contro i cristiani
NEWS 14 Maggio 2021    di Giuliano Guzzo

Avanza la «persecuzione dolce» contro i cristiani

Anche in Occidente la libertà religiosa si sta facendo un problema, e un problema serio. Parola del cardinale Antonio Cañizares Llovera, arcivescovo metropolita di Valencia, il quale, in un intervento pubblicato su La Razón, ha suonato un chiaro campanello d’allarme. «É necessario ed urgente essere chiari e lucidi», ha infatti scritto il porporato, «per avvertire il precipizio cui vogliono condurci alcuni secolaristi del pensiero unico. Una sana e vera democrazia presuppone un’accettazione, non legalmente limitata, del significato pubblico della fede».

Sottolineata l’importanza di una fede non privatizzata ma che possa esser vissuta alla luce del suo «significato pubblico», il cardinale ha poi chiamato le cose con il loro nome, evidenziando come l’ostilità antireligiosa sia soprattutto, oggi, ostilità anticristiana o, meglio ancora, anticattolica, e sia veicolata anzitutto attraverso i mass media. «Le manifestazioni antireligiose, anticristiane o anticattoliche», sono le esatte parole di Cañizares, «si sono moltiplicate in alcuni media e programmi di comunicazione. Ma ciò non rappresenta solo la sopravvivenza del vecchio anticlericalismo, riflettendo una mentalità tipica di certi poteri, mentalità che respinge il religioso – soprattutto se cristiano o cattolico -, imponendo un nuovo credo secolare e antidemocratico».

D’accordo, ma come arginare questa persecuzione «educata, travestita di cultura, modernità e progresso», come ebbe a chiamarla Papa Francesco nell’aprile 2016? Secondo il cardinale spagnolo, è fondamentale che la Chiesa e i cattolici non facciano finta di nulla, di fronte a chi vuole minacciare la loro libertà, intesa non solo come facoltà di credere evidentemente, ma anche di manifestare sulla scena pubblica le conseguenze della fede. «La Chiesa e i cattolici», sostiene ancora Cañizares, «non possono essere spettatori passivi. Sono obbligati a manifestarsi e ad agire nella vita pubblica, nella cultura, nei diversi campi della vita e delle relazioni sociali, secondo le loro convinzioni, e devono esigere che esse siano rispettate. L’identità cristiana non è qualcosa da nascondere o mascherare». Parole chiarissime, non c’è che dire.

Il punto è che di detta persecuzione «educata» si fatica – e molto – a prendere piena coscienza. Prova ne sono, paradossalmente, le affermazioni di Antony Blinken, il Segretario di Stato scelto da Joe Biden, il quale, nelle scorse ore, ha tenuto un intervento illustrativo del Rapporto sulla libertà religiosa internazionale del 2020 pubblicato dal Dipartimento di Stato; Blinken ha infatti rimarcato quanto sia importante la libertà religiosa («è un diritto umano; infatti, va al cuore di ciò che significa essere umani»), ed ha pure fatto una sintesi dei Paesi dove essa è più minacciata, dalla Cina alla Birmania, dalla Nigeria all’Arabia Saudita.

Eppure, ci sono tuttavia stati un paio di passaggi poco convincenti nella relazione di Blinken: il primo è l’inclusione, nell’elenco dei Paesi dove la libertà religiosa è più minacciata, della Russia, – dove di certo i Testimoni di Geova e certe minoranze musulmane incontrano delle difficoltà anche forti – ma che non pare accostabile alla Cina, dove per la propria fede, se sgradita al Partito, si rischiano prima pestaggi e poi la detenzione nei laogai. In secondo luogo, il Segretario di Stato Usa, si è soffermato sull’antisemitismo che si va diffondendo «in tutto il mondo, anche qui negli Stati Uniti e in tutta Europa»; il che è sacrosanto. Non una parola, però, sulla cristianofobia né sulla persecuzione «educata» che pure, ormai, è sotto gli occhi di tutti in Occidente.

Come mai questa clamorosa omissione, in un intervento, quello di Blinken, dove peraltro i musulmani sono stati citati più volte dei cristiani, i quali però sono – e di gran lunga, oltretutto – i più perseguitati nel mondo? La sensazione è che, con le sue parole, il cardinale Cañizares abbia davvero colto nel segno.


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