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Aupetit sull’Avvento: «Diventiamo casti per rispettare gli uomini»
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4 Dicembre 2019

Aupetit sull’Avvento: «Diventiamo casti per rispettare gli uomini»

Con la scorsa domenica è iniziato il periodo liturgico dell’Avvento, in attesa e preparazione del Natale. Un tempo “forte” dell’anno, durante il quale i fedeli sono chiamati a rinnovare con la preghiera la speranza e la gioia nel Cristo che si fa bambino.

In questo percorso verso il Natale, le letture della Santa Messa si focalizzano dapprima sull’ultima venuta di Cristo, per poi andare a concentrarsi sull’attesa e sulla nascita di Gesù.

Nella prima domenica d’Avvento, in particolare, erano proposti ai fedeli un brano del profeta Isaia (Is 2,1-5) che parlava della fine dei giorni e della concordia tra i popoli, con il Signore che sarà giudice tra le genti; una parte della Lettera di San Paolo ai Romani (Rm 13,11-14), che esorta a rivestirsi del Signore Gesù Cristo perché la salvezza è vicina; e, infine, un estratto del capitolo 24 del Vangelo di Matteo (Mt 24,37-44), che mette a tema l’«estote parati», ossia l’essere sempre pronti alla venuta di Cristo.

di Michel Aupetit*

«Il profeta Isaia, che vuole trasformare le spade in vomeri e le lance in falci, sembra un dolce sognatore. Ai suoi tempi il regno di Giuda è molto piccolo. È circondato da nazioni potenti come l’Egitto e l’Assiria, che possono facilmente schiacciarlo. Oggi anche il nostro Papa sembra irrealistico quando chiede il disarmo nucleare. “Se vis pacem, para bellum”, disse il latino. Infine, non cambia nulla. Quello che dicono gli uomini di Dio è che non è la forza armata che prepara il futuro, è il progetto di Dio. […]

Eppure, siamo chiamati a combattere. San Paolo lo specifica. È la lotta della luce, la lotta della libertà.

Il più grande combattimento è la lotta contro se stessi, in modo che l’uomo possa conquistare la sua libertà estromettendosi dal suo istinto animale o fisiologico, come chiede l’Apostolo quando scrive ai romani di ordinare gli impulsi, condannando la rabbia, la gelosia e la dissolutezza di ogni tipo. La castità, di cui tutti ridono oggi, è un potente mezzo per ottenere libertà e rispetto per gli altri. Alcuni diventano vegetariani per rispettare gli animali: diventiamo casti per rispettare gli uomini. Tutti i peccati di potere che sono alla radice degli abusi provengono da una mancanza di castità. Quando Cristo parla della venuta del suo Regno non parla mai di una conquista sanguinosa, spettacolare e distruttiva. È l’arrivo del Regno dentro di noi, e non fuori di noi. Viene senza brillantezza come il bambino di Natale, il bambino del presepe, vulnerabile, debole, disarmato. Ha bisogno di braccia che lo accolgano, ha bisogno di amore. Questa libertà che abbiamo conquistato non ha altro obiettivo che quello di amare. Per amare, bisogna essere liberi, liberi da ogni contingenza, liberi da ogni schiavitù, liberi di potersi offrire interamente.

L’unica vera domanda che dobbiamo porci: vogliamo davvero la venuta di Cristo? Sono pronto ad accoglierlo? Quando amiamo veramente qualcuno che viene da molto lontano lo andiamo a prendere alla stazione ferroviaria o all’aeroporto. In questo tempo di Avvento dobbiamo chiederci se abbiamo davvero il desiderio del ritorno di Cristo e della sua venuta. Voglio davvero correre per incontrare Cristo che viene da me?». (Fonte)

*Arcivescovo di Parigi

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