La Chiesa si avvia verso uno scisma? La domanda appare legittima, alla luce dei movimenti che ha generato il «responsum» della Congregazione per la dottrina della fede, approvato da papa Francesco, pubblicato lo scorso 15 marzo in merito alla impossibilità di benedire le coppie formate da persone dello stesso sesso da parte della Chiesa.
Come scrivevamo su queste stesse colonne, riportando una serie di commenti a caldo, è apparso evidente fin da subito infatti che, se da un lato vi è stato chi – come il vescovo di Ratisbona Rudolf Voderholzer, o quello di Passavia, Stefan Oster – ha accolto con favore il pronunciamento, dall’altra, non sono stati pochi i prelati e/o i laici impegnati, da rintracciarsi essenzialmente tra le fila dei grandi promotori del Cammino sinodale tedesco in atto, che hanno accolto “con riserva”, per così dire, il documento della Congregazione, da un lato avanzando commenti interpretativi in chiave aperturistica, dall’altra mettendo in atto una serie di azioni molto concrete per segnalare la propria posizione: su tutte, la scelta della diocesi di Limburg, retta da monsignor Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), che ha aggiornato il proprio profilo Facebook (foto a lato) racchiudendo l’immagine in un simbolico arcobaleno, accompagnato dalla scritta (ecumenicamente?) in inglese e sotto le viste di un hashtag: «Love is no sin», ossia: «L’amore non è peccato».
Insomma, la conclusione è che, a partire della terra che fu di Lutero, con un’estensione che va oltre i confini nazionali tedeschi e che tocca anche diversi Paesi direttamente confinanti, come l’Austria, il Belgio e la Svizzera, spira sempre forte un’aria di scisma, di distacco dal corpo della Chiesa cattolica alla luce di divergenze dottrinali e pastorali che si stanno imponendo in maniera sempre più nitida e netta.
Naturalmente, sarebbe da ingenui crederlo, non si tratta di un fatto né estemporaneo, né improvviso, dal momento che sono oramai anni che in tutto il mondo si registrano spinte “arcobaleno” anche in ambito intra-ecclesiale, tuttavia pare che il frutto di questo lavorio sottotraccia stia ora per vedere concreta maturazione in Germania.
E questo, secondo quanto scrive l’ex-direttore del Tagespost Guido Horst, è anche esito del fatto che diversi vescovi tedeschi – come emerso in maniera lampante in questi giorni, con un silenzio assordante di tanti rispetto appunto al documento della Congregazione della dottrina della fede – hanno smesso di predicare, di guidare le proprie pecore, di essere maestri nella fede, lasciando così ampio spazio d’infiltrazione a chi non sente “cum ecclesia”, che invece da parte sua non ha esitato, e non esita, a seminare frutti contrari all’insegnamento di Cristo, naturalmente con tutto l’avvallo dei media mainstream.
IL PARERE DEI TEOLOGI
Accanto a tutto questo, anche i teologi stanno giocando il proprio ruolo. È sempre il Tagespost, in un altro pezzo, a riportare che un gruppo di lavoro della Università di Münster, formato da oltre 200 teologici di entrambi i sessi, ha dato alla luce una dichiarazione in cui, di fatto, prende le distanze dal documento della Congregazione per la dottrina della fede, rispetto al quale si lamenta una mancanza di «profondità teologica, comprensione ermeneutica e rigore argomentativo», oltre al fatto di essere, a loro giudizio, discriminatorio e connotato da un «gesto paternalistico di superiorità» nei confronti delle persone omosessuali e del loro stile di vita.
Di contro, i teologi lodano i diaconi, i sacerdoti e tutti color che, nell’ambito del proprio ministero, si adoperano per riconoscere le persone e le coppie omosessuali, appunto anche benedicendole.
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