In questo tempo di Avvento, nell’attesa della nascita di Gesù, «vero Dio e vero uomo», appare interessante riprendere un approfondimento proposto dalla rivista spagnola Mision dal titolo La Madre di Dio vista al microscopio: incredibile unione di Maria e Gesù anche nelle cellule.
MARIA, MADRE DI DIO
Cirillo di Alessandria, detto anche Doctor Incarnationis, in uno dei suoi 12 Anatematismi afferma: «Se qualcuno non confessa che l’Emmanuele è Dio nel vero senso della parola e che perciò la Santa Vergine è Madre di Dio perché ha generato secondo la carne il Verbo (logos) che è da Dio, sia anatema». Una disputa, quella condotta dal vescovo divenuto poi santo, che portò alla formulazione del primo dogma mariano nella Chiesa, nel Concilio di Efeso del 431 d.C.: Maria è la «Madre di Dio».
Questo dà alla Vergine un ruolo di primo piano all’interno della Chiesa e nell’economia stessa della salvezza, laddove lei, donna, ha generato nel mondo, portandolo nel proprio grembo «per opera della Spirito Santo», il Salvatore.
LA CONFERMA DELLA SCIENZA
Queste considerazioni di natura teologica sembrano aver trovato una sorta di conferma scientifica nella teoria elaborata da Kristin Marguerite Collier, professoressa di medicina interna presso la Facoltà di Medicina dell’Università del Michigan e direttrice del Programma Salute, Spiritualità e Religione della stessa scuola. Base del ragionamento della docente è la teoria, nota da anni, del microchimerismo fetale che, si legge in un articolo di Focus, consiste nel fatto che «durante la gravidanza un piccolo numero di cellule del feto attraversano la placenta per entrare nella circolazione sanguigna della madre e annidarsi nei tessuti» perché «anche se dopo la gravidanza il sistema immunitario della madre si sbarazza delle cellule fetali rimaste nel sangue, quelle già integrate (in quanto pluripotenti, capaci cioè di trasformarsi in qualunque tipo di cellula) nei tessuti materni passano inosservate e sfuggono al “repulisti”».
Ebbene, alla luce di queste evidenze, la Collier si è spinta ad affermare che il fatto che Maria abbia portato Gesù nel proprio grembo ha determinato che alcune cellule del Salvatore siano rimaste in Lei per tutta la sua vita terrena: un’ipotesi, questa, che non va affatto a contraddire il portato della dottrina cattolica antico di secoli, bensì che lo avvalora ulteriormente. Da questo deriva che, accostandosi alla Santa Vergine, ci si avvicina non solo spiritualmente bensì anche fisicamente a Gesù: il che consente di leggere in maniera nuova, e più piena, la nota espressione di san Luigi Grignion de Monfort «Ad Jesum per Mariam».
Come ogni mamma comune, anche la Theotokos, la Madre di Dio, ha un legame non solo affettivo, ma anche di carne con il proprio Figlio. E, inoltre, come ogni figlio terreno, così anche il Figlio di Dio considera in maniera privilegiata le richieste che gli giungono dalla Madre. Anche per questo, è cosa buona e utile raccomandarsi alla Vergine Santissima, come sintetizzato magistralmente da Dante nel Canto XXXIII del Paradiso:
«Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate».
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl