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Astrazeneca, i vaccini e la nostra sete di salvezza
NEWS 16 Marzo 2021    di Raffaella Frullone

Astrazeneca, i vaccini e la nostra sete di salvezza

Lo stop all’utilizzo di AstraZeneca in Danimarca è arrivato cinque giorni fa. «Rischio di effetti collaterali potenzialmente seri», ha spiegato il ministro della Salute motivando la decisione presa dopo diversi casi di trombosi. Poi è stato il turno di Estonia, Lituania, Lettonia e Lussemburgo, che a loro volta hanno sospeso l’inoculazione «in via precauzionale». Poi è toccato a Islanda e Norvegia. Ma nessuno si era scomodato più di tanto, non solo, la portavoce dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Margaret Harris si era affrettata a dire che «non ci sono motivi per non usare il vaccino». Come da copione la musica è cambiata quando a prendere la decisione di interrompere le inoculazioni di AstraZeneca è stata la Germania, che lo ha comunicato ieri dopo nuovi casi di trombosi in persone vaccinate. A ruota è arrivato lo stop di Francia, Spagna e ovviamente anche del nostro Paese.

Staremo a vedere come evolverà la situazione, il primo passaggio sarà sicuramente il parere dell’Ema (l’Agenzia Europea per i Medicinali) atteso per giovedì, certo è che questo è l’ennesimo – ma il primo di queste dimensioni – episodio che mette in luce le tante contraddizioni del momento che stiamo vivendo. Forse ora avranno almeno diritto di cittadinanza le perplessità e i dubbi di natura varia che in questi mesi sono stati sollevati sui vaccini anti-Covid. Il vaccino infatti, sebbene non obbligatorio, come anche l’Unione Europea ha dovuto riconoscere, è stato presentato in questi mesi come un dovere morale, come l’unica via di uscita possibile, la “pasqua” che tutti aspettano dopo questa lungo lockdown diventato una sorta di nuova quaresima pagana. Ora molti, nel nostro Paese, hanno comprensibilmente paura.

Può darsi che giovedì l’Ema, dopo le opportune verifiche, dirà che si può continuare a inoculare Astrazeneca, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha già esortato a continuare ad utilizzarlo, ma dopo quanto accaduto – e dopo le inchieste aperte anche nel nostro Paese – chi avanza dei dubbi forse non verrà più zittito con l’appellativo «negazionista», perché l’unica cosa che non si può più negare è che ci siano contraddizioni che attendono una risposta.

Così come aspetta una risposta chi si chiede come mai si parli solo di chiudere, isolare e limitare la socialità e non di curare i malati, potenziare la medicina di base, rafforzare gli ospedali. Senza contare che sul tavolo resta anche il grosso tema dell’eticità dei vaccini, molti dei quali prodotti e testati attraverso l’uso di linee cellulari derivanti da bambini abortiti volontariamente.

E’ così assurdo pensare che non è questa la nostra salvezza?

Foto Imagoeconomica

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