Ancora nessuna novità sulle sorti della pakistana Asia Bibi, moglie e mamma di cinque figli, accusata di blasfemia per aver bevuto dallo stesso recipiente utilizzato dalle altre donne musulmane nel giugno del 2009.
Secondo le aspettative, nella giornata di lunedì 8 ottobre le sorti della donna avrebbero dovuto chiarirsi, con il pronunciamento di una sentenza da parte della Corte Suprema di Islamabad. E di fatto così è stato: dopo un’udienza durata quasi tre ore alla presenza del presidente Mian Saqib Nisar e dei giudici Asif Saeed Khosa e Mazhar Alam Khan Miankhel è stata infatti emessa una sentenza, che tuttavia rimane “riservata”. Non affermano quindi il vero quei media che parlano di un “rinvio della sentenza” a data da destinarsi.
Secondo quanto riportano fonti affidabili e vicine al caso, l’impressione è che la Corte abbia intenzione di assolvere Asia Bibi, ma che prima di rendere pubblica la sentenza vogliano trasferire la donna in un luogo protetto, per preservare la sua incolumità. Su questa linea si muove anche Aiuto alla Chiesa che Soffre, che ha twittato le parole raccolte da Thair Khalil Sindhu, membro del collegio difensivo: «Confidiamo abbiano preso tempo per trasferire Asia prima che sia annunciata l’assoluzione».
Oltre alla preoccupazione per la vita di Asia, vi è poi anche nervosismo per il possibile sollevamento di rivolte di protesta, dal momento che sono diversi i radicali che continuano a invocarne l’impiccagione (ieri c’erano molti account Twitter in lingua araba o punjabi che esplicitamente chiedevano l’esecuzione della donna). Con ogni probabilità è dunque per questi due motivi che l’udienza di lunedì era blindata e che la stessa Corte ha chiesto espressamente di evitare la diffusione di notizie.
Alla luce di quanto riportato, commenta Asia News: «I giudici hanno chiesto riserbo fino a quando la sentenza definitiva non verrà resa pubblica. Il dott. Chowdhry [presidente della British Pakistani Christian Association (Bpca), ndR], così come l’avvocato della donna, nutre buone speranze. “Dopo che verrà stabilito il suo rilascio – sostiene – tutti i Paesi occidentali dovranno offrirle subito asilo politico. Asia non merita niente di meno, per il suo grande stoicismo”». Una speranza, la sua, più che condivisibile.
L’attesa per le sorti di Asia Bibi dunque continua, e con essa la mobilitazione “orante” di moltissimi cristiani di tutto il mondo. Ma il fatto di sapere che la donna è serena e affidata al Signore, per il Quale è pronta a morire da martire, unito alle notizie trapelate nella giornata di ieri non fanno che rinvigorire la speranza in un esito positivo di questa vicenda, che si trascina da troppo tempo.
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