La partenza di Asia Bibi dal Pakistan non sarà nel breve termine, ma «a medio termine». Così riporta l’Associated press citando fonti dirette vicino alla donna che è stata definitivamente liberata dalla prigione e dall’accusa di blasfemia dopo circa 8 anni di carcere.
Asia Bibi, che secondo diverse fonti dovrebbe raggiungere le figlie in Canada, non ha ancora lasciato il paese e vive in una stanza di una casa nella zona di Karachi. «La porta si apre solo al momento del cibo», ha detto Aman Ullah all’Associated press, e le è permesso fare telefonate al mattino e di nuovo la sera. Di solito chiama le sue figlie. Il marito di Bibi è con lei.
“La mia vita è distrutta, ma non mi sono mai pentito di aver difeso Asia Bibi. Non ho rimpianti e se domani un altro cristiano mi chiedesse di difenderlo da un’accusa di blasfemia, lo aiuterei senza pensarci un attimo”. Così dichiara Saif Ul-Malook durante un incontro privato avuto ieri a Lahore con una delegazione di Aiuto alla Chiesa che Soffre in questi giorni in Pakistan.
L’avvocato è stato costretto a lasciare il Paese dopo che il 31 ottobre scorso è stata resa nota la sentenza di assoluzione per Asia Bibi, ma è voluto rientrare nei giorni scorsi per assistere all’udienza nel corso della quale la Corte Suprema ha respinto la petizione per il riesame del verdetto.
Una volta rientrato in patria ha dovuto nuovamente affrontare minacce. “Sono un morto che cammina. Mi accusano di essere un cattivo musulmano perché ho difeso una cristiana ritenuta colpevole di blasfemia. I miei amici e colleghi si rifiutano perfino di salire in macchina con me perché hanno paura di essere uccisi assieme a me”.
Parlando con ACS-Italia, l’avvocato ricorda quanto subito da Asia Bibi durante la sua permanenza nel braccio della morte. “Non so come abbia fatto a resistere per 8 anni in una stanza di 8 metri quadri, potendo uscire soltanto per mezz’ora due volte al giorno. Quando la incontravo cercavo di tirarle su il morale perché è impossibile vivere in quelle condizioni”.
Il viaggio di ACS in #Pakistan, #Lahore. L’avvocato di #AsiaBibi, Saif Ul-Malook, disegna per ACS la cella di Asia: “non so come abbia fatto a resistere per 8 anni in una stanza di 8 metri quadri, uscendo soltanto per mezz’ora due volte al giorno. È impossibile sopravvivere.”! pic.twitter.com/DkBmV8Kz1H
— ACS-Italia (@acs_italia) 10 febbraio 2019
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