La Regione Lombardia si fa avanti, con un atto formale, per accogliere Asia Bibi. Ieri è stata sottoscritta dal presidente del Consiglio lombardo Alessandro Fermi e dal governatore Attilio Fontana una lettera rivolta al ministero degli Esteri, per comunicare ufficialmente la possibilità di ospitare a Brescia la madre cristiana assolta a ottobre da una falsa accusa di blasfemia, ma tuttora tenuta dalle autorità in una località segreta del Pakistan per sfuggire alla rabbia dei fondamentalisti islamici. Questi ultimi, con le loro manifestazioni violente seguite alla notizia della sentenza di assoluzione da parte della Corte suprema, hanno già spinto il governo del Paese asiatico a firmare un accordo con il fine di chiedere una revisione del processo e in sostanza ostacolare l’espatrio della donna.
Ad ogni modo Asia, secondo il suo legale Saif-ul-Muluk, sarebbe libera di lasciare il Paese non appena in possesso di un visto o di un passaporto. Lo stesso avvocato, un musulmano fuggito dal Pakistan a inizio novembre perché minacciato di morte, parlando a una conferenza stampa tenutasi in settimana a Francoforte, aveva detto che al di là delle dichiarazioni sull’offerta di ospitalità «nessun Paese occidentale ha finora mosso passi concreti per offrire asilo politico ad Asia Bibi», facendo l’esempio che «se il cancelliere tedesco dovesse chiedere all’ambasciatore di fornire un passaporto a lei, al marito e alle figlie insieme alla cittadinanza tedesca, nessuno potrebbe più fermarla».
L’iniziativa lombarda – appoggiata da tutti i partiti presenti al Pirellone, come ci ha spiegato l’ufficio stampa – potrebbe quindi contribuire a sbloccare la situazione, anche se chiaramente richiede una conseguente azione del governo e in particolare della Farnesina. Il Giornale ha riferito ieri che la cooperativa sociale Fraternità Sistemi, la cui sede è appunto a Brescia, ha presentato al Consiglio regionale – con l’intermediazione del leghista Giovanni Malanchini – una proposta d’accoglienza per Asia Bibi e la sua famiglia, nell’eventualità di un loro arrivo in Italia.
I FONDAMENTALISTI A CACCIA DELLA FAMIGLIA DI ASIA BIBI
Intanto, la situazione in Pakistan rimane delicatissima. Aiuto alla Chiesa che Soffre, attraverso John Pontifex, in contatto costante con i familiari di Asia Bibi, ha fatto sapere che gli estremisti islamici hanno avviato una caccia casa per casa. «Mi hanno riferito che nel loro quartiere sono stati visti dei mullah girare casa per casa a mostrare foto dei membri della famiglia nel tentativo di stanarli». I familiari di Asia sono costretti a spostarsi di continuo per evitare di essere rintracciati. «La fede li sostiene in questo periodo di grave pericolo», ha aggiunto Pontifex, ma la paura di essere scovati dai fondamentalisti rimane. «Temono che se non gli sarà permesso di trovare un futuro fuori dal Pakistan, prima o poi potrebbe accadere loro qualcosa di terribile».
IL RAPPORTO DI ACS SULLA LIBERTA’ RELIGIOSA
La situazione che la famiglia di Asia Bibi sta soffrendo in Pakistan – in unione con tutta la comunità cristiana del Paese, verso le cui scuole e chiese sono state rafforzate le misure di sicurezza – è come una fotografia della situazione del cristianesimo nel mondo contemporaneo. Secondo il rapporto sulla libertà religiosa presentato due giorni fa da Aiuto alla Chiesa che Soffre (riguardante il periodo giugno 2016 – giugno 2018), un cristiano su 7 vive in un contesto di persecuzione. In totale sono stati individuati 38 Paesi in cui si registrano violazioni gravi o estreme della libertà religiosa. Il maggior elemento di persecuzione è rappresentato dal fondamentalismo islamico, presente in 22 Paesi tra l’Africa e l’Asia.
Non meno grave la situazione in altri Paesi che registrano un «aumento del nazionalismo aggressivo ai danni delle minoranze», come l’India, dove per il 2017 si contano 736 attacchi contro i cristiani (più del doppio rispetto ai 358 del 2016), la Cina, dove i nuovi regolamenti sugli affari religiosi hanno imposto nuove restrizioni alle varie religioni (qui la situazione per la Chiesa continua a rimanere drammatica nonostante l’accordo di settembre con il governo comunista), e la Corea del Nord. Ci sono poi le discriminazioni, più sottili ma certamente gravi, che i fedeli vivono nell’Occidente secolarizzato, dove si vanno rinnegando le radici cristiane.
IL CARDINALE PIACENZA: RECUPERARE UN CORRETTO RAPPORTO TRA FEDE E RAGIONE
Il cardinale Mauro Piacenza, penitenziere maggiore e presidente di Acs, ha sottolineato proprio che è come un «vicolo cieco» la strada che gran parte dell’Occidente sta percorrendo, perché «presume di risolvere le tensioni a tema religioso con l’eliminazione del fattore religioso stesso dall’orizzonte culturale e sociale». Secondo Piacenza, «uno Stato realmente progredito non è quello nel quale viene limitata la libertà religiosa dei propri cittadini o viene marginalizzato il fattore religioso dalla società stessa. Davvero evoluto è quell’ambito umano, nel quale l’universale anelito trascendente dell’io trova adeguati spazi di sviluppo, nel rispetto della tradizione sociale e culturale, e soprattutto nel continuo recupero della ragione. Se non si teme la verità, non si può temere la libertà! Nel chiedere per la Chiesa, ovunque, condizioni di autentica libertà, le chiediamo parimenti per tutti».
Piacenza ha evidenziato il fatto che «la forbice tra ragione e fede è solo falsamente divaricata da culture che hanno smarrito la corretta idea di ragione, o che non l’hanno ancora adeguatamente maturata», spiegando che per lo sviluppo di un corretto rapporto tra fede e ragione «il cristianesimo ha avuto e ha un ruolo determinante, non solo a livello religioso, ma anche storico e culturale».
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