La scienza è conoscenza della natura, attraverso l'interrogazione della stessa. Lo scienziato conosce costringendo la natura a rispondergli, a svelarsi quale essa è, quale è stata progettata dal Creatore. «Alla natura si comanda solo obbedendo ad essa»: «nella natura – chiosa il Rossi – c'è un ordine. Questo ordine va faticosamente appreso» e pone dei «limiti invalicabili».
Comandare alla natura obbedendole, significa che per volare non cerco di infrangere la legge di gravità con una scopa magica, ma che, studiando il volo degli uccelli, calcolando la gravità, le forze ecc. costruisco un aeroplano, che vola seguendo le leggi della natura stessa. Il vero atteggiamento dello scienziato, allora, è assai umile: «Se non diventerete simili ai fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli: la stessa disposizione, afferma Bacone, deve essere assunta per entrare nel regno della natura» (P. Rossi, cfr. bibliografia).
Il mago, invece, non ha nessun rispetto, nessuna predisposizione fanciullesca, umile, di fronte al reale. AI contrario, è guidato da un desiderio, un sogno, di onnipotenza. Pensa di poter agire senza limiti, senza regole, contro natura.
Ecco, la situazione odierna è proprio questa: scienziati che ritornano maghi, che agiscono come maghi, dando vita ad una «scienza alchimistica», magica, che vuole trasformare il piombo in oro. La scienza, o meglio la tecnica, viene oggi sempre più spesso utilizzata con una mentalità magica. Gli esempi sono infiniti: dalla pillola contraccettiva, che blocca un processo naturale, non senza conseguenze fisiche negative sulla donna, alla pillola che servirebbe a mantenere più a lungo la fertilità, anche se chiaramente con effetti imprevedibili sulla eventuale salute di un bimbo concepito in tarda età esclusivamente grazie a preparati chimici.
N. 68 – ANNO IX – Dicembre 2007
«Arrivano i Nostri»: fino alla Festa dell'Assunzione della Beata Vergina Maria una selezione quotidiana del meglio del nostro archivio affinché gustiate, amiate e diffondiate sempre di più Il Timone.