Il dibattito attorno alla cosiddetta “coerenza eucaristica” con il quale abbiamo aperto la copertina del Timone di giugno, è ancora caldo. Il punto non è tanto la politica, quanto il rispetto dovuto all’Eucaristia e il rischio di riceverla indegnamente. Cristo ci ha dato questo dono e noi dovremmo riceverlo, a condizione che lo facciamo con coscienza pulita. Riportiamo una nostra traduzione dell’editoriale pubblicato il 2 luglio sul Denver Catholic dall’arcivescovo Samuel j. Aquila.
di Samuel J. Aquila*
Gesù consigliò ai discepoli di entrare «per la porta stretta», poiché la strada che conduce alla perdizione è ampia e «molti sono quelli che entrano per essa», ma angusta è la strada che conduce alla vita e «pochi sono quelli che la trovano» (Mt 7,13-14). Quelli di noi che hanno seguito le notizie negli ultimi giorni sanno che la stampa ha dichiarato che i vescovi statunitensi stanno pianificando di bandire il presidente Biden dalla Comunione, ignorando presumibilmente la guida del Vaticano. Naturalmente, questo non è vero quando si guarda ai dettagli di ciò che abbiamo discusso nel nostro incontro di giugno e ciò che ha detto il cardinale Ladaria nella sua lettera ai vescovi.
Ai vescovi è stato chiesto dal cardinale Ladaria, che dirige la Congregazione per la dottrina della fede in Vaticano, di costruire un consenso su come rispondere ai cattolici che ricoprono cariche pubbliche e che insistono nel ricevere la Santa Comunione dopo aver commesso peccati gravi in pubblico. Dopo ore di discussione, i vescovi hanno votato 174 contro 55 per redigere un documento che affronti sia questo problema, sia la questione più ampia di cosa mette una persona nello stato di non poter ricevere la Comunione. Il documento, che sarà redatto e poi discusso a livello regionale nei prossimi mesi, si sforzerà di far conoscere maggiormente l’insegnamento della Chiesa sull’Eucaristia e sull’accoglienza degna del Signore.
Nonostante gli sforzi compiuti per comunicare chiaramente che il documento «non è destinato a essere di natura disciplinare, né è mirato a un individuo o una classe di persone», 60 legislatori cattolici hanno rilasciato una lettera un’ora dopo il nostro voto, giustificando il loro sostegno alla legalizzazione dell’aborto e sostenendo che i vescovi hanno «armato l’Eucaristia».
Questo è deviare la colpa della situazione. Invece di accettare la propria responsabilità di comprendere e seguire l’insegnamento della Chiesa, questi politici sono quelli che stanno «armando l’Eucaristia» insistendo sul fatto di rimanere in regola nonostante commettano peccati gravi pubblicamente e continuino a ricevere la Comunione. Chiunque abbia buon senso comprende che la loro pretesa di essere in comunione con la Chiesa è falsa. Non si può dire di credere qualcosa, fare l’esatto contrario e poi dire in modo credibile di essere in comunione con una Chiesa che crede sia male ciò che hanno fatto.
Per aggiungere un altro strato a questo, molti vescovi – me compreso – hanno dialogato privatamente con i politici cattolici per anni sull’aborto e su altre questioni, esortandoli ad astenersi dalla Comunione se non cambiano le loro posizioni politiche immorali. Purtroppo molti – ma non tutti – di questi personaggi pubblici hanno preferito l’opportunità politica al Vangelo. Apprezzano il loro partito politico e il loro potere più del Vangelo di Gesù Cristo. Non servono come lievito del Vangelo nella società, ma piuttosto costruiscono una cultura di morte. Citano l’importanza di seguire la propria coscienza, ma non riescono a spiegare come la loro coscienza sia una coscienza correttamente formata. Invece, adottano una forma di relativismo che dice: «la verità è diversa per ogni persona».
Come disse Gesù ai discepoli, la strada che conduce alla vita eterna è stretta e coloro che tentano di percorrere la strada larga sono diretti alla perdizione. Lo vediamo nella prima lettera di san Paolo ai Corinzi, dove avverte che alcune persone hanno ricevuto l’Eucaristia in stato di grave peccato e si sono ammalate o sono morte. «Chi dunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo di profanazione del corpo e del sangue del Signore. Un uomo esamini se stesso, e così mangi del pane e beva dal calice. Infatti chi mangia e beve senza discernimento, mangia e beve il giudizio su se stesso. Per questo molti di voi sono deboli e malati, e alcuni sono morti» (1 Cor 11,27-30).
Attingendo a san Paolo, l’insegnamento della Chiesa per ogni cattolico sul ricevere degnamente il Corpo e il Sangue di Gesù è che «si deve essere in stato di grazia. Chi sa di aver peccato mortalmente non deve ricevere la comunione senza aver ricevuto l’assoluzione nel sacramento della penitenza» (Catechismo 1415). Sì, siamo tutti peccatori, me compreso, e abbiamo bisogno della medicina dell’Eucaristia perché i nostri cuori si conformino di più al cuore di Gesù Cristo e ricerchino prima la volontà del Padre nella nostra vita.
Ho due motivazioni per parlare di questo argomento: primo, per proteggere e trasmettere fedelmente gli insegnamenti che Cristo ci ha dato, e secondo, per avvertire coloro che stanno mettendo in pericolo la loro anima ricevendo la Comunione in uno stato di peccato grave. Non decidiamo noi la gravità del peccato, lo fa Dio. Coloro che decidono di ignorare questo insegnamento non feriscono solo se stessi, feriscono l’unità del Corpo di Cristo e scandalizzano le sue membra.
Le persone che sento parlare di più su questi temi si sentono tradite dai legislatori cattolici e da altri personaggi pubblici che affermano di essere cattolici ma poi votano e agiscono contro la fede. Cosa hanno da dire queste persone ai bambini, alle mamme, ai papà e ai nonni che stanno lottando per la vita dei nascituri pregando fuori dalle cliniche per aborti o prendendosi cura delle giovani mamme bisognose prima e dopo aver avuto il loro bambino? Cosa hanno da dire ai bambini e ai giovani adulti che sono educati e incoraggiati dalle leggi ad abbracciare una visione della persona umana che è una distorsione di come Dio li ha creati per essere?
Ogni cattolico, indipendentemente dalla propria importanza, deve scegliere chi seguire: Gesù Cristo e la sua Chiesa, o i falsi dei del potere, dell’influenza e dell’acclamazione del mondo. Possiamo noi tutti rispondere a questa scelta come fece Gesù quando Satana lo tentò: «Il Signore, Dio tuo, adorerai e a lui solo servirai» (Mt 4,10).
*Arcivescovo di Denver, Colorado (Usa)
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